Quanto o non Quanto?
Quando l’esposizione valutaria può fare da paracadute
L’andamento fortemente correlato tra le principali asset investibili di mercato, ha nel tempo messo a dura prova il concetto di diversificazione. Se nel Punto Tecnico del CJ 223, partendo da tale assunto, ci siamo concentrati sulla volatilità implicita dei principali indici azionari (VIX e VSTOXX) questa settimana, considerato il forte nervosismo che si è abbattuto sui mercati valutari in seguito alla crisi dei Periferici europei ma soprattutto alle decisioni di politica monetaria, concentreremo la nostra analisi sul dollaro americano.
Per chi è alla ricerca di decorrelazione, mai come in questo frangente di mercato l’esposizione valutaria verso la moneta statunitense può tornare decisamente utile. Sebbene gli investimenti in valuta scoperta, in termini di performance, per l’investitore europeo, siano stati fino ad oggi penalizzati e non poco, dato il forte rafforzamento dell’euro contro il green back nel corso dell’ultimo anno, lo scenario potrebbe di fatto ribaltarsi in un contesto di mercato bearish.
Equity vs. Dollar
In virtù della forte correlazione che accompagna i corsi dell’azionario, Eurostoxx 50 e S&P 500, con quelli dell’eur/usd, vuoi anche per il meccanismo di carry trade che si è innescato in scia alla politica a tassi zero varata dalla FED da due anni e mezzo a questa parte, si ritiene ragionevolmente che oggi la divisa statunitense possa rappresentare un valido strumento di hedge che potrebbe alleviare le perdite qualora il mercato azionario dovesse invertire rotta, e in tale ottica, permettere di avere accesso ad un doppio guadagno su posizioni speculative al ribasso su indici azionari a stelle e strisce esposti in valuta.
A sostegno di tale tesi è sufficiente far riferimento al Dollar Index (DXY Curncy – linea verde del grafico), che ha assunto nel tempo un andamento sostanzialmente asimmetrico rispetto sia ai due indici azionari, con correlazione pari a -0,34, che ovviamente rispetto all’eur/usd.
Sebbene il deprezzamento del dollaro rappresenti oggi un fattore di natura fisiologica sia per via delle politiche messe in atto dalla FED (QE 2.0) che dal differenziale dei rendimenti tra Europa e US, significativo è il movimento messo a segno dal dollaro registrato nei pressi dei suoi minimi storici, in area 71, coinciso esattamente con la recente flessione dell’azionario in concomitanza con l’acuirsi della crisi greca.
Dollar Index a 4 anni
Il dollar index indica il valore generale del dollaro statunitense. L’indice è calcolato come media geometrica tra i tassi di cambio del dollaro contro le sei valute internazionali più importanti, tra cui l’euro che risulta avere il peso relativo maggiore (57,6%).
QUANTO O NO?
Come ben sa chi ha provato almeno una volta a investire in generale sulle commodity o su un titolo/indice denominato in valuta estera, oltre che dell’andamento dell’attività su cui si è deciso di puntare ci si deve preoccupare anche delle variazioni del tasso di cambio. Per ovviare a questo problema sono sempre più gli emittenti che propongono certificati Quanto, in grado di coprire l’investimento in valuta estera dai movimenti del tasso di cambio.
In base al contesto di mercato che si è oggi delineato, per chi volesse mettere al riparo il proprio portafoglio durante la pausa estiva o semplicemente desiderasse inserire asset decorrelati per ridurre il proprio beta di mercato, dalla selezione dei benchmark certificate su indici azionari esposti in valuta presenti in pagina, una valida alternativa potrebbe essere il Reflex Short di Banca IMI sull’S&P 500 (Isin IT0004652878) capace infatti di sfruttare sia eventuali ribassi dell’indice azionario americano che i movimenti positivi del dollaro rispetto all’euro.
Dal suo esordio, avvenuto il 13 dicembre 2010, ad oggi il Reflex Short ha registrato una perdita di ben 15,88 punti percentuali, passando dai 90,85 euro agli attuali 74,65 euro, su cui hanno inciso sia l’apprezzamento dell’S&P 500 (+9,4%) che dell’euro contro il dollaro (+7,633%).
A dimostrazione della capacità del prodotto di saper sfruttare la correlazione tra azionario a stelle e strisce e dollaro, è sufficiente osservare come dai massimi toccati lo scorso 2 maggio dall’S&P 500 a quota 1370 punti con il cambio €/$ sui massimi in area 1,49, il certificato abbia saputo mettere a segno una performance del 5,06% in sole quattro sedute, complice sia il ribasso dell’indice americano (-1,02%) che il rafforzamento del dollaro contro l’euro (+3,46%).