ORO, ADESSO È LA DEFLAZIONE A SPINGERE I PREZZI
L’oro rallenta, ma non troppo. Il metallo giallo, protagonista assoluto nella prima parte
dell’anno sotto la spinta della corsa degli investitori a beni rifugio, sorprendentemente è
rimasto molto gettonato anche nelle ultime settimane nonostante il ritorno della quiete
sui mercati. Da metà febbraio l’oro ha così ha continuato a muoversi al rialzo, toccando
i massimi a oltre un anno ignorando anche le indicazioni decisamente positive arrivate
venerdì scorso dal mercato del lavoro statunitense, che hanno difatto riacceso le attese
di un possibile rialzo dei tassi da parte della Federal Reserve nel secondo trimestre
dell’anno.
L’oro è tecnicamente in “bull market” per la prima volta dal 2013. Per il metallo giallo,
cresciuto di oltre 18 punti percentuali nel 2016, si tratta dell’inizio d’anno migliore
dal lontano 1974. +18% anche per l’oro fisico detenuto dagli Exchange-traded funds
sul metallo fisico, un incremento che non si vedeva da ormai sette anni.
Causa una domanda tanto impetuosa quanto inattesa, BlackRock ha dovuto a sospendere l’emissione di nuove quote dell’iShares Gold Trust, uno dei maggiori Etc (Exchange traded commodities) sull’oro, in attesa di nuove autorizzazioni da parte della Sec. Il sentiment del mercato è ben rappresentato dalle posizioni aperte al Comex, salite ai massimi degli ultimi tre anni. Tutto questo nonostante prezzi al consumo ai minimi dalla crisi finanziaria. L’oro infatti era tradizionalmente visto come antidoto all’erosione del potere d’acquisto da parte dell’inflazione e quindi in genere una crescita dei prezzi al consumo tende a favorire la domanda del bene rifugio per eccellenza.