La tempesta perfetta su Mosca e le armi spuntate di Putin
Si preannuncia un inverno freddo per la Russia che si trova costretta a fare i conti con un “clima” fortemente avverso su più fronti.
La crisi Ucraina è stato solo l’inizio di una serie di vicissitudini per Mosca che ora è alle prese con il fuoco nemico della speculazione che ha portato il rublo a deprezzarsi di oltre il 60 per cento nell’arco degli ultimi 12 mesi. A moltiplicare le difficoltà per il Cremlino è stata la crisi petrolifera con la guerra dei prezzi tra Opec e Stati Uniti/shale oil che rischia di mettere al tappeto l’economia russa.
La svolta interventista voluta da Putin anche in campo finanziario per tamponare
la speculazione contro il rublo non ha per ora sortito gli effetti sperati e la discesa del
petrolio ai minimi a oltre 5 anni va ad aggravare non poco la situazione. Il rublo si mantiene sui minimi contro dollaro ed euro nonostante la Bank of Russia sia intervenuta nell’ultima settimana con vendite massicce di valuta estera (1,93 miliardi di dollari nella sola seduta di venerdì scorso). Gli interventi diretti sul forex hanno solo frenato le pressioni a vendere e anche la stretta sui tassi decisa oggi non ha sortito nel breve gli effetti sperati. L’istituto centrale guidato da Elvira Nabiullina ha alzato di altri 100 punti base il costo del denaro (già salito del 4% nel mesi scorsi), ma probabilmente il mercato si aspettava una mossa più perentoria contro la speculazione e in effetti la prima reazione è stato un nuovo calo del rublo.
Le armi a disposizione dell’autorità di politica monetaria appaiono ormai poche e la
stretta sui tassi rischia di rendere ancora più profonda la recessione. La Banca Mondiale
ha rivisto ulteriormente al ribasso le previsioni sull’economia russa che difficilmente
il prossimo anno sfuggirà allo spettro recessione. Il prossimo anno l’economia russa è vista contrarsi dello 0,7% rispetto alla crescita nulla prevista precedentemente.
Lo scenario di base indicato dalla Banca Mondiale vede le quotazioni del petrolio in
area 78 dollari al barile nel 2015 (decisamente sopra i livelli attuali).
Con uno scenario più avverso (greggio in area 70 dollari) il Pil russo potrebbe scendere nell’ordine dell’1,5%.