SUPERMARIO tocca a te
Le mosse delle Banche Centrali potrebbero favorire un ritorno degli acquisti sul dollaro. Mettiamo sotto la lente i certificati per puntare sul greenback
Quando si parla di Europa e America, nonostante la globalizzazione, ci si deve
rendere conto che si fa riferimento a due economie che viaggiano a passo molto
diverso. Una delle riprove è che mentre Oltreoceano la FED sta portando avanti
il tapering, ossia la riduzione degli stimoli monetari con cui ogni mese la Banca Centrale
immette liquidità nel sistema attraverso l’acquisto di Treasury e bond garantiti
da mutui, nel Vecchio continente ci si sta preparando al processo inverso. Infatti,
Mario Draghi, governatore della Banca centrale europea, nel corso di una conferenza
tenutasi a Washington, si è dichiarato preoccupato dai livelli di disoccupazione
– anche se si iniziano a intravedere timidi segnali di miglioramento – e inoltre ha ribadito
che il consiglio della BCE, all’unanimità, è pronto a intervenire con strumenti
non convenzionali per contrastare un’inflazione troppo bassa. Più in dettaglio la
Banca Centrale si è detta pronta a ulteriori allentamenti monetari e al varo di un QE
che andrebbe a interessare un mix di ABS e bond di istituzioni finanziarie non governative.
Un contesto che quindi potrebbe vedere risalire i tassi di interesse statunitensi
in contrapposizione a un’ulteriore flessione di quelli europei, riportando gli
investitori a considerare nuovamente i titoli in dollari. Un processo che unitamente alle
dichiarazioni della BCE, che si dice pronta a intervenire sui mercati dei cambi qualora
l’Euro dovesse continuare a rafforzarsi, anche se non è stata dichiarata la soglia
limite, potrebbe far ritornare il biglietto verde a recuperare posizioni. Per il momento
sulle quotazioni non si sono viste reazioni e il rapporto tra euro e dollaro si mantiene
a livelli mediamente alti verso gli 1,40. Tuttavia in questo contesto si potrebbe
pensare a un ritorno al di sotto della soglia degli 1,30 / 1,25 che darebbe un po’ di respiro
all’economia del Vecchio continente. Che non ci sia più molto tempo a disposizione
della BCE lo suggerisce proprio l’inflazione che, come ha insegnato il casus
giapponese, rischia di stagnare la crescita dell’economia in un contesto deflazionistico
con rendimenti reali ad un livello come quello attuale. Il QE è una delle misure ritenute
più probabili al momento e secondo diversi analisti, dovrebbe essere attuato
dalla Banca Centrale non prima dell’ultimo trimestre del 2014.
(continua a leggere l’articolo a pag.4 del CJ367 di Aprile 2014)