LA CINA FA IL PLENUM DI RIFORME

Meno Stato e più mercato. La quattro giorni di conclave a porte chiuse nella periferia di Pechino pone le basi per la nuova road map dell’economia cinese. Presentiamo i temi caldi.

 

Si è concluso la scorsa settimana il “Terzo Plenum” del diciottesimo comitato centrale del Partito Comunista Cinese, il primo per il gruppo dirigente guidato dal neo eletto presidente della Repubblica Xi Jinping. Non sono mancati gli scontri e le divisioni con i conservatori guidati dall’ex leader Hu Jintao, ma le poche parole pronunciate dal governatore della Banca Centrale a margine della sessione hanno subito gettato un’ondata di ottimismo su tutti i mercati finanziari per il nuovo piano decennale di riforme economiche.  Le misure del partito unico comunista saranno infatti orientate a velocizzare le riforme finanziarie e a una piena convertibilità dello yuan entro il 2020 secondo le parole di Zhou Xiachuan per contrastare i timori di un proseguimento del rallentamento del tasso di crescita cinese. La misura aggregata del Pil segna infatti un 7,70% nel 2012 a fronte di un 14,20% del 2007, con ulteriori attese di lieve calo per il prossimo biennio secondo gli analisti di Bloomberg. La disoccupazione è rimasta tuttavia stabile al 4,10% nell’arco degli ultimi anni ( in Italia si stima per il prossimo anno un tasso compreso tra il 12% e il 14%), anche grazie alle misure forti adottate dalla politica monetaria per raffreddare l’inflazione giunta al 5,42% nel 2011, sui massimi dal 2008, rientrata negli ultimi 12 mesi a una soglia di controllo di 2,65 punti percentuali.

Un’iniezione di fiducia sui listini cinesi quella del presidente della BOC, ben voluto dagli investitori internazionali ai quali è maggiormente rivolto il nuovo piano economico. Più mercato e meno Stato, più privatizzazioni e politiche sociali volte a guadare il paese da un modello basato sulle esportazioni ad uno basato sull’industria manifatturiera e domanda interna.

La reazione dei principali indici di mercato è stata rapida. L’Hang Seng China Enterprises Index (HSCEI) a quota 11470 punti ( 20 novembre)  è salito dalla chiusura del Plenum, lo scorso 12 novembre di 8,55 punti percentuali, con un salto non più visto da ottobre 2011. Ondata verde anche su Shanghai Composite e Hang Seng Index senza alcun accenno di “take profit”. Minori i saldi ma continua a veleggiare l’ottimismo dopo un anno di ripensamenti. Vediamo allora i principali punti toccati dalla riforma.

 

LE POLITICHE SOCIALI

Orientamento accomodante per la nuova leadership che si pone obiettivi ambiziosi in campo sociale. Il governo s’impegna a rinunciare a due pilastri del sistema come la legge sul figlio unico e i campi di lavoro. Nel primo caso, l’allarme progressivo sull’invecchiamento della popolazione e il calo della popolazione in età da lavoro ha posto le basi per un ammorbidimento della legge, autorizzando il secondo figlio alle coppie urbane qualora uno dei due genitori sia figlio unico. Il divieto prevede infatti il pagamento di una multa astronomica, variabile da provincia a provincia, in caso di violazione. A mettere tale imposizione in discussione anche il numero crescente di aborti coatti e altre disdicevoli conseguenze sulle stato di salute delle donne.  Si delinea quindi una Cina più “umana”? Sembrerebbe di si, vista la rinuncia ai  campi di lavoro. L’agenda sociale prevede inoltre l’impegno a ridurre l’utilizzo di torture, pene di morte come strumenti della giustizia nonché ad avviare una lotta contro la corruzione e lo smog delle città.

 

PRIVATIZZAZIONI

Benchè i settori economici di Stato, secondo quanto dichiarato dalle dichiarazioni del conclave, avranno un ruolo motore sarà sempre più incoraggiato lo sviluppo del settore non pubblico attraverso numerosi interventi. Novità sul piano della proprietà, oggi interamente pubblica e gestita a tutti i livelli dal partito, e su quell’equiparazione tra cittadini classificati in urbani e residenti nelle campagne. Il piano amministrativo prevede infatti un primo approccio ad un regime di concorrenza con l’ingresso di privati in settori chiave come ferrovie,telecomunicazioni o finanza. In quest’ultimo caso, le agenzie di stampa cinese riportano la volontà del governo di permettere al capitale privato qualificato di creare istituti medio-piccoli nonché di ridurre l’influenza dello Stato sulle borse valori e semplificare le procedure di IPO tramite la revoca della moratoria sulle nuove offerte pubbliche, in vigore sulle piazze di Shanghai e di Shenzhen già da un anno. Spazio anche, e soprattutto, agli investitori stranieri. E’ infatti previsto un allentamento dei limiti posti agli investimenti provenienti dall’estero soprattutto nel settore dell’e-commerce.

 

POLITICA MONETARIA

Fibrillazione da Yuan, già sotto i riflettori dei mercati valutari. La moneta della seconda potenza mondiale dovrebbe infatti entro il 2020 entrare in regime di piena convertibilità rispetto alle valute estere tramite un processo di graduale allentamento delle bande di oscillazione, ad oggi all’1%, che ancorano il Renimbi al dollaro statunitense.  Come affermato nella guida fornita dai portavoce  della Banca Centrale, il processo di trasformazione dell’Impero del Dragone in economia di mercato richiede maggiore liquidità e fondi esteri, e non si fermerà alla manovra di conversione dello Yuan, sempre più mossa dall’equilibrio tra domanda e offerta ma anche sul lato tassi d’interesse. Dopo aver liberalizzato lo scorso 20 luglio il tasso sui prestiti applicato dalle banche, la BOC si impegnerà a rimuovere il tetto sui tassi di deposito offerti dalle banche locali, promuovendo così un regime di deregulation volto ad un maggiore sviluppo del mercato interbancario nonché di investimenti domestici anche oltre confini.

 

Troppo presto per cantare vittoria secondo gli asset manager delle principali case d’investimento interpellati dai think thank economici. La loro view generalmente prudente nel breve termine, premia tuttavia l’impegno dimostrato dalle autorità cinesi, suggerendo di tenere a monitor quei settori che più andranno a beneficiare dell’attuazione della riforma, oltre che all’intero comparto con passaporto cinese. A tale proposito, suggeriamo di guardare a quei certificati che in quanto aventi come sottostante l’indice HSCEI, potrebbero beneficiare nel lungo periodo di una maggiore stabilità  dei listini cinesi, e più in particolare a un certificato di tipo investment legato al titolo Baidu.

 

 

ATHENA FAST PLUS SU BAIDU

Motore di ricerca simile a Google ma tutto in mandarino ed enciclopedia open source sulla falsariga di Wikipedia. Queste le generalità dell’ADR quotata sul Nasdaq dal 2007, la prima azione cinese a comparire nell’indice. Pochi ne conoscono gli estremi se non i più attenti a titoli legati al web. Eppure proprio il settore internet, forte del marketing online è stato quello che prima ha assorbito gli effetti della mancanza di investimenti.  Quale timing migliore quindi per cominciare a tenere a monitor qualche titolo Made in China?  Neutralizzato il tasso di cambio eurodollaro, il titolo è disponibile sul Sedex come sottostante ad un certificato Athena Fast Plus targato BNP Paribas ( codice Isin NL0010583324). L’impianto del prodotto, un mix tra autocallable a premi crescenti e bonus, permette quindi di ottenere un flusso di cassa già  a partire dal primo anno con buone probabilità di profitto. Vediamo quindi il funzionamento.  Rilevato lo strike a 160, 90 dollari e la barriera a 80,45 dollari, pari al 50%, alla scadenza del 31 ottobre 2016 il certificato rimborserà 115 euro se il prezzo di chiusura dell’ADR non sarà inferiore alla soglia knock out; in tal caso il rimborso replicherà la performance del sottostante con un rimborso massimo inferiore a 50 euro.  Lungo la durata residua sono tuttavia poste due finestre d’osservazione intermedie a cadenza annuale di cui la prima il 31 ottobre 2014 e la successiva il 2 novembre 2015. Alla prima data se il prezzo di chiusura di Baidu sarà pari ad almeno il livello trigger l’estinzione anticipata determinerà un rimborso di 105 euro mentre in caso contrario, seppur sarà garantita una cedola di 5 euro ogni 100 di nominale, si guarderà al secondo appuntamento prima della scadenza dove invece sarà necessario un valore del titolo non inferiore al 90% dello strike per ottenere oltre al capitale iniziale un premio del 10%.  Esposto sul Cert-x ad un prezzo lettera di 98,33 euro a fronte di una quotazione di Baidu pari a 163,98 dollari, il rimborso alla prima data, comporterebbe un rendimento del 6,6% su base annua mentre alla seconda dell’8,3%. Alla scadenza, le maggiori probabilità di rimborso compensano un rendimento su base annua pari al 7%.