PIAZZA AFFARI, FILO DI PERLE O FILO DI TRUCCO
Il lusso va sempre più di moda e i risultati sono sorprendenti. Quali prospettive offre ancora il settore e quali certificati sono da tenere in watchlist
Quando si parla di lusso, Milano torna in passerella. A Piazza Affari, sotto l’effige di Vogue Italia si è svolta infatti lo scorso 14-15 ottobre la seconda edizione di Luxury&Finance, il blasonato road show che mette in diretto contatto i più importanti investitori istituzionali con i marchi Made in Italy del settore moda e non solo. Comune denominatore il lusso, non tanto in termini di sfarzo, quanto più di beni di consumo non primari nei quali l’Italia continua a mantenere la sua nicchia di monopolio. A fronte di un’economia nazionale che fatica a decollare, appartengono infatti a tale categoria quelle aziende a controllo italiano che hanno deciso di puntare ad un panorama internazionale facendo il proprio debutto sul listino di Piazza Affari. Salvatore Ferragamo, Brunello Cucinelli, Yoox, Italian Independet Group e Moleskine i nomi che sono andati nell’ultimo biennio a dare nuova linfa al segmento MTA di Piazza Affari. Protagonisti dell’edizione da record di Luxury&Finance, diventano così apripista di un trend ampliamente auspicato dall’amministratore delegato di Borsa Italiana, Raffaele Jerusalmi, ovvero quello di restituire a Milano lo scettro di capitale della moda, con il listino azionario a fare da passerella. Oltre 150 gli incontri tenuti tra i 130 investitori istituzionali presenti all’evento e le tredici società quotate. Non solo Ferragamo, Cucinelli, Yoox, IIG e Moleskine, ma anche le più mature Gruppo Campari, Luxottica, Piquadro, Poltrone Frau, Tod’s e Prada. Due anche le società private, Maserati e Stefano Ricci. L’azienda specializzata in abbigliamento maschile, insieme a Moncler del Gruppo Ruffini, Yamamay, Carpisa, Liu Jo e Twin Set, già presente sulla piattaforma Elite, fa parte tuttavia di quelle debuttanti per le quali si attende una pubblica offerta già entro il prime semestre del prossimo anno. Alte le aspettative per un settore rivelatosi quanto mai anticiclico, che vedono in Piazza Affari il punto di partenza e garanzia. Il trackrecord delle quotazioni delle otto big risulta infatti quanto mai invidiabile in un contesto di larga scala che osserva una significativa instabilità degli investimenti esteri. Rendimento medio di circa 60 punti percentuali da inizio anno per le società presenti sul listino milanese da oltre 12 mesi, mentre per IIG e Moleskine, in quotazione rispettivamente dallo scorso giugno e lo scorso aprile i dati sono contrastanti. In rialzo di oltre il 40% il marchio Italian Independent Group, con una crescita attesa degli utili del 97,10% secondo gli analisti di Bloomberg. Perdita di 20 punti percentuali per la celebre agenda, per cui si prospetta un EPS del 32% circa. Rendimenti e attese di crescita a doppia cifra hanno attirato l’interesse degli investitori non solo verso la manifattura italiana, come mostra l’indice S&P Global Luxury. Ebbene, nell’ultimo anno, con una performance di oltre il 36% ha superato anche il gauge mondiale statunitense, l’indice S&P 500. Come agganciarsi al fermento del settore, soprattutto con il periodo natalizio alle porte? Ecco una selezione dei certificati da tenere a monitor.
UN BONUS CAP PER TOD’S
Titolo in fase correttiva dai massimi superiori ai 144 euro toccati a metà agosto ma trend rialzista ancora non compromesso se si guarda agli 85 euro di un anno fa e al 33,61% di rialzo dai valori di inizio anno. Tod’s continua a far parlare di sé e a suscitare interesse anche attraverso i certificati di investimento, in particolare mediante i Bonus Cap emessi da poco più di un mese da Unicredit. L’emissione che si segnala per il buon rapporto rischio rendimento è identificata da codice Isin DE000HV8A2T3 ed è quotata sul segmento Cert-X dal 13 settembre. Caratterizzata da uno strike pari a 139 euro, alla scadenza del prossimo 20 giugno rimborserà un importo fisso pari ai 100 euro nominali maggiorati di un bonus del 6%, per un totale di 106 euro, a condizione che nel corso della vita del prodotto non sia mai stato toccato da Tod’s un livello ( la barriera) pari a 104,25 euro, corrispondente al 75% dello strike iniziale. Diversamente verrà liquidato il nominale diminuito dell’effettiva performance dell’azione calcolata dallo strike, ovvero un importo pari al valore finale di Tod’s moltiplicato per il multiplo 0,7194. Passando all’analisi delle condizioni correnti di quotazione, il titolo del patron Della Valle è scambiato a circa 126 euro mentre il certificato presenta un prezzo lettera pari a 96,5 euro. In virtù dei 3,05 euro di dividendi stimati secondo Bloomberg, da staccare prima della scadenza del certificato, il buffer su cui si può contare prima di vedere violata la barriera è di poco più del 15%, sebbene la soglia dei 104 euro sia stata abbandonata lo scorso febbraio e da li sia partita la rincorsa fino ai massimi estivi. Per quanto concerne il rendimento potenziale, questo ammonta al 9,84% ( il 14,76% a/a) e risulta congruo con il rischio sostenuto.
AUTOCALLABLE PER CINQUE STAR
Strutturato su un basket di cinque titoli del lusso europeo, l’Autocallable Worst Of di UBS identificato da codice Isin DE000UU09VQ4 è tra i migliori certificati in circolazione tra quelli legati al settore luxury. I titoli selezionati dall’emittente svizzera sono nell’ordine le francesi LVMH e Kering ( all’epoca dell’emissione presentava la denominazione PPR) , la svizzera Richemont e le statunitensi Ralph Lauren e Coach. Proprio quest’ultimo titolo è l’attuale worst of e pertanto va seguito con maggiore attenzione. Prima di analizzare le potenzialità del certificato, la cui scadenza è fissata per il prossimo 17 febbraio, descriviamone brevemente il funzionamento. A partire dalla data di emissione, avvenuta ad un prezzo di 900 euro sui 1000 nominali, ad ogni ricorrenza semestrale il certificato ha goduto della possibilità di essere richiamato anticipatamente, liquidando il nominale maggiorato di un premio del 4%, a condizione che tutti e cinque i titoli avessero presentato un valore non inferiore a quello fissato in emissione ( i cui livelli sono descritti in tabella). In assenza della condizione minima richiesta, una cedola del 4% sarebbe stata pagata a patto che tutti e cinque fossero stati rilevati almeno al di sopra del livello barriera, posto al 67% dei rispettivi strike iniziali. Esaurite senza esito le rilevazioni semestrali in ottica di rimborso anticipato, alla scadenza del prossimo febbraio sarà proprio la barriera a determinare il successo dell’investimento, dal momento che sarà sufficiente che tutti i titoli siano al di sopra di tale livello per permettere il rimborso del nominale maggiorato dell’ultima cedola di 40 euro; diversamente, la rilevazione del “worst of”, ovvero del peggiore dei cinque inferiore alla barriera, farà calcolare il rimborso in funzione della sua effettiva performance. Quotato attualmente 757 euro in lettera, il certificato offre pertanto un rendimento potenziale del 37% in poco meno di quattro mesi a patto però che la statunitense Coach, l’unico dei cinque titoli in territorio ampiamente negativo rispetto all’emissione, riesca a recuperare il minimo gap che la separa dai 50,27 dollari della barriera ( attuale quotazione 48,7 dollari). Qualora non ci riuscisse, il rimborso massimo di 670 euro comporterebbe una perdita minima del 12%. Da segnalare infine come finora il certificato abbia pagato due delle tre cedole previste.