I NUMERI DELLA LEVA
I record dei Daily Leverage. Attenzione però alla trappola della leva se si tengono in portafoglio per un lungo periodo
Numeri. Nel bene e nel male. Quelli dei Daily Leverage quotati in Borsa Italiana da Sociètè Générale e Unicredit sono da record e hanno contribuito al sorpasso del segmento dei certificati su quello dei covered warrant plain vanilla, in termini di volumi, all’interno del Sedex gestito da Borsa Italiana. Numeri che fotografano in maniera impeccabile l’interesse suscitato dai prodotti a leva tra gli investitori retail ma anche tra quelli istituzionali, che dalla quotazione dei primi Daily Leverage targati SocGen hanno iniziato a preferire, anche e soprattutto per ragioni di trattamento fiscale, tali certificati agli Etf a leva della stessa famiglia. Numeri che però fanno accendere ancora di più i riflettori sui rischi impliciti della leva finanziaria, rischi che vanno ad incrementarsi quando il mercato è soggetto ad alta volatilità. E’ dei giorni scorsi un comunicato congiunto dell’ESMA ( l’autorità europea per gli strumenti finanziari e derivati) e dell’EBA ( l’autorità bancaria europea), volto a mettere in guardia dai rischi dei CFDs, i Contract For Difference, ritenuti prodotti complessi e non adatti a tutti gli investitori proprio perché in grado di causare perdite di gran lunga superiori ai margini richiesti perla contrattazione. Atale categoria di strumenti non appartengono i certificati leverage, né a leva variabile come i Mini Future, né a leva fissa, come i Daily Leverage, in quanto per entrambi è previsto un meccanismo di stop loss o di ribasamento necessario proprio per impedire che l’investimento assuma valori negativi, ovvero produca perdite superiori al capitale investito. Nonostante ciò, accertata l’efficacia di tali strumenti in ottica di trading intraday o di breve termine, intendiamo focalizzare la nostra attenzione sui rischi derivanti dall’effetto leva nel medio-lungo periodo, analizzando l’andamento dei Daily Leverage dalla loro emissione.
A circa sei mesi dal lancio dei primi Daily Leverage 5x agganciati al principale indice della borsa di Milano, durante i quali SG è riuscita anche a fare incetta di premi agli scorsi Italian Certificate Adwars (certificato dell’anno, miglior certificato a leva) torniamo così a parlare dei certificati a leva fissa con reset giornaliero. Oltre ad analizzarne le caratteristiche, ciò che ci proponiamo nel Punto Tecnico di questa settimana, è quello di focalizzarci sull’effetto leva. In base alle performance registrate, infatti, ci concentreremo su quello che viene definito compounding effect o trappola della leva.
LE CARATTERISTICHE
Ad oggi sono stati portati al Sedex da parte dell’emittente francese un totale di 9 leverage certificate, che si distinguono tra loro per l’ammontare dell’effetto leva, per la facoltà (long o short) e ovviamente per il sottostante di riferimento. L’esordio per questa nuova serie di prodotti, è avvenuto il 3 settembre 2012 per i due certificati a leva 5 sull’indice FTSE Mib, per i quali pertanto si dispone di un sufficiente track-record per effettuare le nostre analisi.
Più nello specifico, i due strumenti sono denominati SG FTSE MIB +5x Daily Leverage Certificate ( Isin IT0006723263 ) e SG FTSE MIB -5x Daily Short Certificate (Isin IT0006723271) e replicano, al lordo dei costi, due specifici indici di strategia calcolati dall’index provider FTSE. Questi certificati, studiati sia per permettere di massimizzare il rendimento associato a una specifica visione di mercato, sia per garantire una copertura più efficiente di un portafoglio di riferimento, rappresentano dei veri e propri strumenti alternativi ai prodotti derivati (come i futures), ai leverage certificates, caratterizzati da una leva non fissa, e agli ETF a leva di simili caratteristiche, caratterizzati però da una fiscalità penalizzante. Per ultimo, una considerazione sul sottostante. Sebbene esistano degli indici specifici associati a tali certificati, per le performance del sottostante, slegato quindi della strategia ad esso applicata, si fa riferimento al FTSE Mib TR, ovvero l’indice total return del paniere della Borsa di Milano, il quale si differenzia dal più noto FTSE Mib versione PR (Price Return) per l’effetto del reinvestimento dei dividendi.
Tornando alle caratteristiche, come d’altronde suggerisce il nome stesso, i due “Daily Leverage” offrono un rendimento a leva 5 (Long o Short) rispetto al rendimento del corrispondente indice unicamente su base giornaliera, sebbene sia previsto un meccanismo automatico di ribasamento nel caso in cui l’indice FTSE MIB TR registri una performance di ±15% (che comporta una performance negativa di -75% dell’indice a leva ±5 replicato dal certificate), con un ribasamento infra-giornaliero della leva che evita così che il valore del certificato diventi negativo. A seguito del fatto che l’indice “daily leveraged” prevede un resetting (fissazione di un nuovo livello iniziale) su base giornaliera, i rendimenti dello stesso, se riferiti a periodi superiori ad un giorno, evidenzieranno un rapporto non più proporzionale rispetto a quelli del corrispondente indice benchmark.
La divergenza è dovuta in particolare proprio agli effetti generati dalla capitalizzazione dei rendimenti su base giornaliera. Questa caratteristica, definita compounding effect o trappola della leva, è da non sottovalutare, in quanto oltre alla performance complessiva del sottostante, diviene fondamentale per le strategie multiday non solo il risultato ma anche il percorso che effettua l’indice nel durante, che costringerebbe di fatto l’investitore che ne fa utilizzo in termini di copertura di portafoglio ad un aggiustamento periodico dell’importo investito nel certificato.
Detto ciò si comprende come diviene ancor più importante conoscere appieno le caratteristiche in termini di rischio, per l’investitore che adotti strategie speculative unidirezionali multiday.
Per valutare l’impatto del “percorso” registrato dal sottostante, per prima cosa facciamo riferimento al grafico delle performance dall’esordio al Sedex. Nel corso degli ultimi sei mesi, a fronte di un rendimento positivo nell’ordine del 4% dell’indice italiano (linea nera e linea rossa), il Daily leverage x5 long segna una performance del -9,31%, mentre l’analogo short segna addirittura una performance negativa del -50,34%. Questi numeri dimostrano empiricamente come il compounding effect rappresenti una variabile da non sottovalutare.
Prendendo a riferimento i valori realmente conseguiti nei primi 15 giorni di borsa aperta dall’esordio al Sedex, si nota come sostanzialmente l’impatto del “percorso” sulle performance complessive risulti piuttosto limitato. Ad impattare in modo significativo sulla discrepanza di performance è stato senza dubbio il periodo compreso tra metà dicembre 2012 e la fine di gennaio 2013, segnato da un aumento esponenziale della volatilità dei prezzi.
Per dimostrare ciò, sono stati poi creati due distinti scenari, il primo caratterizzato da un mercato sostanzialmente stabile, il secondo da variazioni giornaliere più marcate. Come anticipato, si nota come dal secondo scenario l’indice “daily leveraged” sottoperformi rispetto al benchmark durante il periodo di mercato più volatile, caratterizzato da variazioni giornaliere molto significative, anche in un contesto in cui la variazione cumulata dell’indice di riferimento risulti sostanzialmente minima.