IL RECUPERO DELL’EURO

Alla ricerca di rendimenti superiori alla media di mercato. Focus sulla obbligazioni in valuta estera targate RBS Plc.

 Il mercato valutario sembra essere definitivamente tornato in fermento, soprattutto per i cross in orbita eurocentrica. Il ritorno significativo di flussi in acquisto sui governativi europei, complice la ricerca di asset più remunerativi rispetto alle canoniche curve low-yield in un contesto di progressiva risoluzione della crisi dei debiti sovrani nell’eurozona, ha contribuito a riaccendere le correlazioni tra i diversi comparti.

Si è osservato infatti un apprezzamento dei mercati azionari ed una progressiva diminuzione dei prezzi dei beni rifugio, nonchè acquisti sul comparto dei Periferici europei, una diminuzione della volatilità di mercato ed infine il calo del Dollar index, uno dei principali termometri dello stato di nervosismo degli operatori. Unitamente a ciò, la spasmodica ricerca di una svalutazione competitiva da parte di FED, BOJ e BOE ha contribuito a spingere sui massimi di periodo la moneta unica contro i principali cambi, comprese le valute high yield.

Per avere un’adeguata panoramica, da inizio anno l’euro segna infatti un recupero di ben 6 punti percentuali contro la sterlina inglese e circa 2,5 contro il dollaro, portandosi entrambi i cambi sui massimi degli ultimi 13 mesi. Significativo tra tutti il comportamento del cross Eur/Usd che registra un apprezzamento complessivo di ben 15 figure dai minimi registrati a quota 1,1952 in data 7 giugno 2010.

Come anticipato, il rafforzamento dell’euro è stato evidente anche sul comparto delle valute emergenti. Da inizio anno, infatti, ha recuperato 9,6 punti percentuali contro il Rand sudafricano e circa il 2% contro la Lira turca. Sostanzialmente stabili gli altri cambi intorno alla parità, mentre registriamo il forte movimento registrato dal Franco svizzero.

Forzato dalla SBN ad un floor pari a 1,2, durante l’acquirsi della crisi sistematica all’interno dell’area euro,  la ricerca di protezione aveva fatto apprezzare in maniera molto significativa la divisa elvetica, compromettendone di fatto la competitività dell’economia interna. Raffreddati i timori su una fine dell’euro  e tornato l’ottimismo sui listini europei, in particolare sui Periferici, la moneta unica ha osservato un repentino allontanamento dalla soglia 1,2 fino ad attestarti  ai 1,2428 rilevati in data 30 gennaio.

Il quadro generale vede oggi un mercato obbligazionario i cui premi, sia lato governativi che corporate investment grade, sono compressi sui minimi di periodo. Per il risparmiatore pertanto, diviene oggi complicato poter avere accesso a rendimenti di mercato più alti, a patto che non si decida di posizionarsi su duration elevate o addirittura in leva. Il comparto delle obbligazioni in valuta estera può in tale frangente rappresentare senza dubbio una valida alternativa, offrendo potenzialmente rendimenti superiori alla media di mercato a fronte, come di consueto, di un incremento delle fonti di rischio. Rispetto alle emissioni in valuta domestica infatti, un eventuale deprezzamento della divisa estera in cui è denominata l’obbligazione potrebbe ridimensionare il flusso cedolare effettivo e, nei casi più estremi, compromettere anche la protezione del capitale nominale a scadenza

 

Guardando al vasto ventaglio di obbligazioni in valuta estera targate RBS Plc, sono diverse le proposte che vantano rendimenti interessanti, come ad esempio la RBS Real Brasile 8% ( Isin NL0009599489 ) in scadenza il prossimo 26 ottobre 2013, con un upside in valuta del 6,3% lordo annuo, oppure la RBS Lira turca 9% ( Isin XS0609262471 ) che, in virtù dei correnti 108,73 lire turche di quotazione a fronte di una scadenza prevista per il 21 aprile 2015, offre a parità di tasso di cambio uno yield annuo lordo del 4,818% .

Tuttavia, in virtù dei correnti livelli raggiunti dal tasso di cambio sottostante, vale la pena soffermarsi sulla RBS Rand sudafricano 8,5% ( Isin XS0609261820). Scambiata in data 30 gennaio a 108,7 rand, riconosce un potenziale ritorno lordo annuo del 4,38%.

Il deprezzamento della valuta sudafricana contro l’euro è stato uno dei più marcati nel panorama delle “commodity currency” nel corso dell’ultimo anno e riflette sostanzialmente il veloce rallentamento della congiuntura domestica. Sebbene la forza relativa dell’euro potrebbe essere ancora molto alta per diverso tempo, questa valuta potrebbe essere un valido compromesso in grado di garantire comunque una diversificazione valutaria, nonché una scommessa implicita sulla ripresa dell’economia Sudafricana legata in larga scala all’andamento della domanda mondiale di materie prime di cui il paese risulta uno dei principali esportatori mondiali in particolare di metalli preziosi, ferro e carbone.