MPS: BONUS NELLA TORMENTA
Regole europee accomodanti, calo dello spread. Uno Speedy Bonus su Monte Dei Paschi di Siena per ottenere un profitto dal rimbalzo dei bancari. Anche se gli scandali continuano…
Prima le carte del Progetto Santorini che hanno svelato le operazioni in derivati con Deutsche Bank, poi l’operazione “Alexandria” con Nomura che secondo il quotidiano “Il Fatto” avrebbe provocato perdite non contabilizzate. Gli scandali che ruotano attorno all’istituto di credito toscano si accavallano e il nome del Monte dei Paschi di Siena torna così ad occupare le prime pagine dei giornali. La particolare forma di prestito elargita dalla banca d’investimento tedesca nel dicembre 2008 sarebbe servita a quella italiana per coprire un buco di oltre 367 milioni di euro derivante da una precedente operazione con l’istituto teutonico. Un trade che tuttavia si è rivelato un’ulteriore voce di perdita, tale da alzare l’asticella del costo totale della raccolta di ulteriori 500 milioni di euro secondo dati Bloomberg. La reazione sui mercati non si è fatta attendere, con il titolo sospeso per eccesso di ribasso a quota 0,26 euro dopo aver però guadagnato oltre il 50% dai minimi a 19 centesimi dello scorso dicembre. Un andamento anomalo per un asset sull’orlo del fallimento, salvato a più riprese dalle casse statali, prima grazie ai Tremonti Bond e poi ai Monti Bond, che potrebbe registrare una pausa di consolidamento nelle prossime settimane lasciando margini di profitto allo Speedy Bonus targato Royal Bank Of Scotland.
Il certificato altro non è che un Bonus Cap, il cui nome commerciale si riferisce alla breve durata dello strumento prevista all’emissione, pari infatti a un solo anno. Alla scadenza fissata per il prossimo 26 aprile sarà necessario che il prezzo di riferimento di Monte dei Paschi sia non inferiore alla soglia invalidante, posta a 0,2146 euro, equivalente all’80% dei 0,2683 euro dello strike iniziale, per permettere il rimborso di un importo pari a 125 euro; diversamente, il criterio di liquidazione a Benchmark farà attivare il rimborso secondo il multiplo 372,71, con un massimo che non potrà superare quindi gli 80 euro.
Vediamo ore le correnti condizioni di mercato per valutarne l’operatività, all’indomani dell’affondo causato dall’affaire Alexandria. A fronte di un valore di Monte Paschi di Siena pari a 26,2 centesimi, a meno di 100 giorni dalla data di valutazione finale il certificato è esposto in lettera sul Sedex a 115,15 euro. Se quindi il valore di borsa dell’istituto senese non perderà oltre il 18,1% che lo separa dai 0,2146 euro della barriera, il rimborso a 125 euro riconoscerà un rendimento complessivo rispetto al prezzo in lettera pari al 8,55% al lordo degli oneri fiscali. Dato il margine dalla soglia invalidante e la durata residua di tre mesi, le probabilità di rimborso calcolate secondo l’indicatore CED Probability sono pari all’77,32%. Ciò nonostante le buone possibilità di profitto non fanno dell’operazione un’opportunità a rischio contenuto. Infatti, il buffer che divide la barriera dal livello corrente del sottostante è pari a quanto la “penny stock” è stata in grado di recuperare da inizio anno, in meno di 30 giorni. Invece, il margine di apprezzamento dello strumento in caso di un ulteriore rialzo del titolo risulta contenuto per via del cap che limiterà il rendimento conseguibile e del valore del sottostante già superiore al livello strike. Inoltre si segnala un rischio di perdite accentuate in caso di forte correzione del titolo, in virtù del premio pagato per il pacchetto opzionale rispetto alla componente lineare. Se infatti, il valore a scadenza di Monte Paschi di Siena fosse pari a 19,6 centesimi, il ribasso del 30% sul sottostante si rifletterebbe in una perdita del 40,64% sul certificato, in virtù di un rimborso pari a 68,36 euro.
In conclusione, il certificato è sicuramente da tenere sotto osservazione. Solo per chi ritenesse basse le probabilità di una virata di Piazza Affari o un nuovo peggioramento del titolo dell’istituto di credito senese, l’acquisto ai prezzi correnti garantirebbe di fissare il rendimento potenziale all’8,55%, ovvero al 33,1% su base annua.