BONUS, SI GIRA
Si arricchisce la gamma di certificati studiati per affrontare una fase lateral-ribassista dei mercati. Analisi dei Reverse Bonus Cap di BNP Paribas
Il trend rialzista dei mercati azionari che, numeri alla mano, ha visto su tutti l’indice più rappresentativo della Borsa di Milano registrare un apprezzamento di circa 26 punti percentuali dai minimi di luglio, sembrerebbe nuovamente in discussione a causa dei timori derivanti dall’instabilità politica interna e da un quadro economico a livello continentale che fa ancora fatica a stabilizzarsi del tutto. L’esperienza vissuta nel corso degli ultimi due anni insegna peraltro come l’imprevedibilità sia un elemento assolutamente da non trascurare, sia al rialzo che al ribasso. Pertanto se sul fronte “long”, il segmento dei certificati di investimento continua ad offrire costantemente una vasta gamma di prodotti, sul fronte “short” si avverte sporadicamente una lacuna temporale di strike che soltanto nell’ultima settimana è stata colmata da BNP Paribas, con una nuova serie di Reverse Bonus Cap capaci anche in caso di ribasso del mercato di garantire rendimento e flessibilità.
Questi certificati per loro natura, sono indicati per coloro che desiderino prendere una posizione ribassista e nel contempo godere di una certa duttilità, evitando così le conseguenze negative derivanti da un errato timing di ingresso. I Reverse Bonus Cap consentono infatti di beneficiare di una notevole flessibilità grazie al riconoscimento di un bonus minimo di rendimento, anche qualora risulti sbagliata la direzione dell’investimento, purché la barriera, di tipo up quindi al rialzo, rimanga inviolata per tutta la vita del certificato.
Grazie alle mutate condizioni di mercato, soprattutto sul fronte della volatilità, la gamma di prodotti per questa specifica tipologia di investment certificate, ha in quest’ultima emissione compreso anche nuovi sottostanti, appartenenti prettamente al settore bancario, il comparto che ha registrato il calo più marcato sotto il punto di vista della volatilità implicita. Fino ad ora infatti, tutti gli emittenti che nel tempo avevano proposto sul mercato strutture di questo tipo, avevano fatto ricorso quasi esclusivamente ad indici total return, meno costosi in fase di strutturazione in quanto agganciati ad un sottostante, come il Dax tedesco o l’Eurostoxx 50 TR, che non distribuisce dividendi e quindi avvicina teoricamente il livello della barriera posta al rialzo.
Prima di scendere nel dettaglio delle proposte, in linea con gli obiettivi di questa rubrica, apriamo ora una breve parentesi tecnica, volta all’analisi della struttura opzionale implicita ai Reverse Bonus Cap.
L’ANGOLO DELLO STRUTTURATORE
L’acquisto di un Reverse Bonus Cap è finanziariamente equivalente alla seguente strategia in opzioni:
• Acquisto di una put con strike very deep in the money (200% dello strike del certificato), per replicare una posizione corta sul sottostante
• Vendita di un’opzione put con strike pari al livello cap, per vincolare il rimborso massimo
• Acquisto di una call esotica di tipo Up&Out con strike pari al bonus e barriera pari al livello knock-out
In base ai dati fotografati martedì 11 dicembre, nella tabella sono presentate le caratteristiche che contraddistinguono i nuovi 13 Reverse Bonus Cap, ad esclusione di quello scritto sul titolo Nokia che ha violato il livello invalidante dopo soli 3 giorni dal suo esordio al Sedex.
Il recente rialzo di molti degli underlying, ha spinto sotto la pari i prezzi dei certificati ampliandone il rendimento potenziale a scadenza, a fronte di una riduzione del buffer sul livello knock-out. La volatilità del sottostante e il livello dei dividendi attesi, giocano un ruolo chiave in questa tipologia di strumento, non solo come probabilità di successo a scadenza, ma anche per la formazione dei prezzi nel durante. In conclusione, in un contesto dove la volatilità permane alta e la maggior parte dei sottostanti si trova ad un livello superiore rispetto agli strike iniziali, i relativi CED|Probability suggeriscono come si tratti di prodotti contraddistinti da un grado di rischio non certo basso.
Il certificato che ad oggi presenta le probabilità migliori di riuscita, calcolate mediantela Monte Carlo Simulation, è quello scritto su UniCredit (Isin NL0010069761). Il prezzo pari a 101,1 euro, garantisce infatti un ritorno del 4,35% con una probabilità di successo ad oggi stimata al 53,56%.