UN’INTRODUZIONE ALLA BEHAVIOURAL FINANCE
Finanza Comportamentale e Scelte di Portafoglio. Al via la prima analisi di un approccio volto ad armonizzare soluzioni d’investimento ed esigenze.
Il presente articolo costituisce la prima tappa di un percorso che ci condurrà ad un nuovo approccio agli investimenti, secondo i principi della Finanza Comportamentale. Giungeremo alla realizzazione pratica del portafoglio comportamentale, passando per il concetto chiave dei conti mentali attraversando l’affascinante mondo del rischio. Partiamo però da un inquadramento non troppo accademico.
LA MODERNA TEORIA DI PORTAFOGLIO
La Teoria Classica della Finanza basa le sue argomentazioni sull’ipotesi di efficienza dei mercati e di razionalità dei soggetti che, di conseguenza, si comporteranno in modo da massimizzare l’utilità delle scelte, ovvero la propria Funzione di Utilità Attesa. Secondo tale teoria i soggetti razionali effettuano le scelte in base all’utilità attesa più elevata e a parità di utilità attesa scelgono l’ipotesi meno rischiosa. In questo ambiente è stata quindi sviluppata la Moderna Teoria di Portafoglio che fornisce un elegante riscontro a tali considerazioni attraverso la rappresentazione della Frontiera Efficiente. L’ottimizzazione di portafoglio funziona proprio rispettando tale principio: per ogni attesa di rendimento viene scelta la combinazione contenente meno rischio, mentre per ogni attesa di rischio sarà preferita la combinazione con la maggiore attesa di rendimento.
EQUITY PREMIUM PUZZLE
Se tuttavia si passa ad osservare l’operatività effettiva, si riscontrano numerose violazioni alla teoria, con scostamenti anche molto significativi tali da indurre a ipotizzare la presenza di punti deboli all’interno della Moderna Teoria di Portafoglio. Un esempio molto importante è rappresentato dal cosiddetto Equity Premium Puzzle. Sulla base delle ipotesi della teoria dominante non si riesce a spiegare come mai la partecipazione al mercato azionario sia così bassa dato che le azioni nel lungo periodo hanno offerto un rendimento maggiore rispetto alle obbligazioni. Non risulta spiegabile inoltre il motivo per cui le preferenze verso le azioni siano così instabili.
LA FINANZA COMPORTAMENTALE
Pochi investimenti in azioni e di breve periodo sono quindi due caratteristiche di un fenomeno sistematico, in aperta violazione alla “razionalità” dei soggetti. Gli investimenti in azioni vengono effettuati sempre meno con lo spirito da cassettisti e sempre più in ottica speculativa, a volte con orizzonte temporale anche solo di pochi giorni. Sulla base di queste considerazioni sono stati compiuti due successivi passi avanti nell’elaborazione della teoria osservando che:
1) A fronte del fatto che lotterie con la stessa utilità attesa non hanno necessariamente anche lo stesso rischio, bisognerà tenerne conto nelle valutazioni delle funzioni di utilità soggettive;
2) Non tutti i soggetti hanno lo stesso orizzonte temporale, quindi i pesi delle asset class in portafoglio dovranno essere aggiustati in base a tali esigenze, allo scopo di modificarne anche il rischio complessivo.
Si rende poi necessario definire il significato della parola “rischio”, termine al quale si possono dare diverse interpretazioni, a seconda del fatto che lo si valuti attraverso la statistica, piuttosto che attraverso la psicologia degli individui. Se infatti la teoria classica associa il rischio al concetto di deviazione standard, conosciuta anche come volatilità, la finanza comportamentale individua misure di rischio coerenti con gli aspetti psicologici. Le più idonee risultano essere quelle associate al concetto di possibile perdita e di stima della sua eventuale entità. Da un punto di vista comportamentale la non appropriatezza delle misure convenzionali, basate su indicatori “simmetrici”, come la volatilità, sembra essere percepito in qualche modo dagli individui che dimostrano nell’evidenza dei fatti di essere più cauti e conservativi nelle scelte di portafoglio. La Finanza Comportamentale si pone in maniera complementare rispetto alla Teoria Classica della Finanza.
In linea di massima sussistono tre diverse situazioni in cui ci si trova a decidere come impegnare il denaro:
la prima è rappresentata dal caso in cui sono chiare sia le esigenze che le soluzioni;
Nella seconda sono chiare le esigenze ma non le soluzioni;
Queste prime due situazioni tendenzialmente rappresentano i casi più semplici da gestire. Nella terza situazione non sono invece chiare né le esigenze, né le soluzioni. La continua offerta di prodotti, trovando terreno fertile nel terzo tipo di ambiente, ha purtroppo alimentato un meccanismo di ricerca di solo rendimento, a volte anche a caro prezzo in termini di rischio.La Finanza Comportamentaleci può aiutare in questo compito.
Federico Costalonga
Ufficio Studi – First Solution