L’emergenza nucleare fa tremare i mercati
E’ difficile in questi giorni analizzare le dinamiche dei mercati senza guardare a quello che è successo venerdì scorso in Giappone. Terremoto e tsunami hanno messo al tappeto il Paese del Sol Levante e di giorno in giorno il rischio di una crisi nucleare è divenuto un nodo di difficile risoluzione. Le conseguenze, ancora difficilmente quantificabili, dovrebbero frenare la crescita del Pil giapponese dell’1%, anche se alcuni analisti vedono costi pari a 175 miliardi di dollari, pari ad addirittura il 3% del Pil. Ma le ripercussioni minacciano di spingersi oltre il Paese nipponico frenando parzialmente anche le prospettive di crescita a livello globale. Le autorità giapponesi hanno cercato tappare la falla con massicce iniezioni di liquidità negli ultimi 4 giorni. Le mosse della BoJ non hanno comunque frenato la corsa dello yen che ha continuato ad apprezzarsi superando di slancio i massimi storici rispetto al dollaro toccati nel 1995 dopo il terremoto di Kobe. Banca centrale nipponica che in questi anni si è mostrata restia a implementare misure per indebolire deliberatamente lo yen soprattutto per il timore di provocare un sentiment negativo degli Usa verso le imprese giapponesi. Ora però l’emergenza imporrà mosse coraggiose per garantire un pronto recupero da questa tragedia.
Inevitabilmente si è così assistito a un aumento dell’avversione al rischio tra gli investitori con il franco svizzero sui nuovi massimi storici sul dollaro, l’oro di nuovo in area 1.400 dollari l’oncia e un rinnovato appeal del Bund tedesco. L’oltre meno 10% di martedì nel Nikkei ha spaventato ma non terrorizzato i principali mercati mondiali con Wall Street e Borse europee che hanno limitato i danni. Ritracciamento delle Borse che comunque era già nell’aria con il Dax in calo di oltre l’8% da inizio mese (ribasso limitato al 4,5% per il Ftse Mib). Il bilancio da inizio anno è tornato sostanzialmente in pareggio, è una volta superata l’emergenza nipponica, si tornerà a guardare allo scenario macro. Lo statement della Fed di accompagnamento alla decisione sui tassi (invariato allo 0-0,25%) non ha fatto alcun riferimento al Giappone. La banca centrale Usa ha confermato che la ripresa economica è solida, e le condizioni del mercato del lavoro stanno migliorando gradualmente. Anche sul fronte inflattivo la Fed non cambia idea e ritiene il surriscaldamento dei prezzi un fattore solo momentaneo deludendo le attese di chi si aspettava un maggiore accento sul rischio inflazione e quindi una potenziale apertura a un rialzo dei tassi nel prossimo futuro.