TWIN WIN, CAPITOLO SECONDO
Così come sui mercati si cercano occasioni d’investimento, anche sui certificati è tempo di “picking”.
La carta bruciata dal panic selling di martedì scorso ha continuato ad alimentare la fiamma della volatilità, ormai indomabile soprattutto sui titoli bancari. L’indice di Piazza Affari, particolarmente esposto al settore del credito, ha visto passare la volatilità a 90 giorni dai 19,931 punti percentuali del 10 marzo 2011, prima dell’inizio della crisi del debito europeo, ai 46,214 punti della giornata di mercoledì. Un ragionamento intuitivo porterebbe a pensare ad un prossimo ripristino delle condizioni di mercato “d’equilibrio”, ma il proseguimento del trend ribassista sembra smentire l’inversione di rotta, affossando quei prodotti particolarmente esposti ai mutamenti della volatilità (vega), ovvero strutturati per tramite di option barrier. Se in generale le opzioni plain vanilla, beneficiano di un aumento della volatilità caratterizzante i mercati bearish, quelle esotiche dotate di soglia invalidante, risentono negativamente di un incremento dell’incertezza sui mercati, in quanto questo si riflette in un aumento delle possibilità che si verifichi l’evento knock-out.
Si torna così a parlare di certificati Twin Win, già analizzati nel Punto Tecnico numero 249, la cui struttura prevede ben due barrier option, nello specifico, due opzioni put down&out, dalle quali dipende la possibilità di ottenere un rendimento positivo anche in caso di ribasso del sottostante rispetto al valore iniziale.
Esemplare è l’Autocallable Twin Win di Societè Generale ( codice Isin IT0006719659), scritto sull’indice italiano che, nell’arco di due giornate borsistiche, a fronte di una perdita del sottostante del 7,1%, ha lasciato sul campo il 12%. L’amplificazione della variazione negativa dell’indice è giustificata dal ripido avvicinamento della quotazione del FTSE Mib alla barriera, posta a 14272,85 punti. Anche la maturity del certificato, di ancora oltre due anni e mezzo, penalizza lo strutturato. Sebbene quest’ultimo goda di una barriera valida unicamente a scadenza, nonché di tre opzioni autocallable, la sua quotazione risente della perdita attesa dall’indice dovuta ai dividendi che contribuisce ad allontanare la distanza del sottostante dallo strike. D’altra parte, prendendo come riferimento gli attuali 14986,07 punti, qualora tutte e tre le opzioni digitali scadessero out of the money e l’indice sottostante, alla scadenza del 30 maggio 2014, rimanesse al di sopra della soglia invalidante, il certificato rimborserebbe 1279,38 euro, con un rendimento complessivo del 91% sui 669,75 euro a cui è scambiato sul Sedex.
Durata residua, volatilità del sottostante e distanza dallo strike sono i punti chiave utilizzati nell’analisi del pricing dei Twin Win. Al fine di ottenere una panoramica delle opportunità offerte da tale tipologia di certificato, si è effettuata un’analisi tra i certificati con rimborso teorico a scadenza superiore al prezzo lettera corrente, prendendo come discriminante la parità. Poiché i certificati Twin Win permettono di ottenere un rendimento in entrambe le direzioni, il rimborso minimo, in assenza di evento knock out, sarà pari al nominale. L’acquisto ad un prezzo sotto la pari permette quindi di ottenere, sotto l’ipotesi di mantenimento della struttura opzionale, un rendimento minimo garantito.
SOPRA 100
Solo il Twin Win di Banca IMI scritto sul FTSE Mib in scadenza il prossimo 16 dicembre scambia sopra la parità. La brevissima scadenza e il margine del 33% dalla barriera non sono sufficienti a compensare la volatilità del sottostante. Se infatti il fixing finale dell’indice fosse pari ai 14986,07 punti presi come riferimento, l’acquisto ai 117 euro correnti determinerebbe un rendimento del 7,19%. Dal momento che l’indice italiano scambia al di sotto dello strike, l’eventuale recupero del sottostante determinerebbe una riduzione del premio, fino ad un suo annullamento qualora l’indice chiudesse a 16677,19. I rendimenti tornerebbero positivi solo per valori superiori a 23508,137 punti.
SOTTO 100
Più corposa è la gamma di certificati con quotazione sotto la pari sui quali si osserva, come comune denominatore, una maturity di medio-lungo termine. Ordinando i Twin Win disponibili per il rendimento minimo su base annua, si nota come, la durata residua e la validità della barriera ( continua o discreta) abbiano un effetto marginale sulla quotazione se si effettua un confronto tra certificati dotati di buffer e sottostanti diversi. Si prenda per esempio il caso del Twin Win di Banca Aletti scritto sull’indice del mercato svizzero, con durata residua di 3,83 anni, dotato di barriera continua. Con un margine dalla barriera del 33%, la quotazione sotto la pari determina, in caso di mancato evento knock-out, un rendimento minimo annuo del 2,06%. Il Twin Win della stessa emittente, scritto invece sul FTSE Mib, con durata residua di 1,49 anni e buffer dalla barriera continua del 36%, offre un rendimento di oltre il 9% annuo. Se poi si osservano i Twin Win a barriera discreta si nota come, l’alta probabilità di una rottura anche solo virtuale della soglia invalidante, sia sufficiente a riconoscere su tale tipologia di certificati i maggiori rendimenti minimi lordi per anno.