E’ GIÀ DISINFLAZIONE? IL MINI-DOLLARO DETTA RITMI ANCHE DEL TAPERING BCE
Tutto rinviato al prossimo 26 ottobre. Mario Draghi non ha certamente sorpreso
nel rinvio all’autunno di ogni decisione relativa al piano di quantitative easing (QE)
della Bce. Il numero uno della Bce ha anche palesato una maggiore attenzione
sulla recente forza dell’euro, che viene vista come una fonte di preoccupazione;
ma le sue parole non sono state in grado di cambiare l’umore del forex con la divisa
unica europea rafforzatasi ulteriormente contro il dollaro tornando sopra 1,20 nei
pressi dei massimi da inizio 2015 toccati la scorsa settimana.
Alle dichiarazioni di Draghi ha fatto seguito anche un calo molto marcato dei tassi
sull’obbligazionario dell’area euro. Il rendimento
del Bund decennale è sceso in area 0,30% (la metà rispetto allo 0,6%
raggiunto nelle settimane post discorso di Draghi a Sintra), quello del Btp italiano di
pari durata viaggia a 1,91%.
La lettura del mercato è abbastanza chiara: se l’euro
continua ad apprezzarsi allora si prospetta un tapering molto morbido e passerà
molto tempo prima che la Bce abbandoni completamente il QE. Potrebbe tornare
quindi in voga il mantra del “QE infinity” che circolava negli scorsi anni in relazione
alla Fed. Di certo i benefici di un prolungato QE andrebbero in prima battuta a paesi
quali l’Italia che il prossimo anno potrebbe affrontare il lungo avvicinamento al test
elettorale con meno patemi se lo scudo Bce sarà ancora pienamente attivo.