SPREAD BTP BUND: SHORT DI LUNGO TERMINE?
Alla ricerca della stabilità. La teoria della mean reversion spinge verso
Il downgrade da parte di S&P’s del merito creditizio italiano, ha nuovamente acceso i riflettori della speculazione sul comparto dei Titoli di Stato che, grazie anche ad una politica accomodante sul fronte tassi, stava fin lì vivendo una contingente fase di tranquillità e di stabilizzazione dei rendimenti.
Il rating sullo Stato sovrano italiano stabilito dall’agenzia statunitense, è stato portato per la prima volta al livello di BBB dal precedente BBB+, ovvero a soli due gradini dal livello definito junk, ovvero titoli spazzatura. Questo potrebbe avere serie ripercussioni, dal momento che molti fondi di investimento detengono limiti alla detenzione di titoli non Investment Grade e pertanto tali norme interne potrebbero obbligare ad una imponente diluizione con conseguenze avverse sui prezzi dei Titoli di Stato.
Nonostante ciò, dopo una prima reazione sullo spread verso il Bund tedesco all’indomani dell’annuncio, avvenuto a mercati chiusi e prontamente riassorbito, il differenziale di rendimento verso il benchmark europeo continua a stazionare all’interno di un trading range compreso tra quota 250 e 300 punti base.
Il quadro generale nell’Eurozona tende a ritmi alterni ad essere scosso da alcuni fattori esogeni ed endogeni. Da un lato i warning su Grecia e Portogallo, afflitte rispettivamente da una storica crisi economica e da un’improvvisa crisi politica, dall’altro le decisioni dei policy maker europei ed americani, fanno da cornice ad uno scenario che auspica una progressiva stabilizzazione. Si tratta tuttavia di una tendenza che potrebbe richiedere anche anni, ma che potrebbe ricondurre ad uno spread medio, calcolato a partire dall’introduzione dell’euro, che si attesta a circa 80 bp. In tal senso, in virtù di un uso fin troppo aggressivo del Bund decennale a scopi di copertura dal rischio di mercato, bisogna tenere in considerazione che i correnti 1,622% di rendimento a 10 anni sulla curva tedesca, di fatto coprono approssimativamente l’inflazione annua europea, pertanto esprimendo un rendimento reale nullo.
In tale contesto, ogni pull-back al rialzo dello spread potrebbe di fatto rappresentare un’occasione per accumulare posizioni ribassiste sul medesimo differenziale, sebbene sia necessario considerare che lo spread non riflette necessariamente il costo sostenuto dallo Stato Italiano per ripagare i propri debiti. Se infatti poco sembra cambiare operativamente, è molto diverso avere il BTP decennale al 4,46% e uno spread a 284 pb o averlo al 6% e uno spread ugualmente pari al 2,84%.
L’assunto ruota sul fatto che come accaduto in America con i Treasury, con l’annuncio dello stop al QE che ha accelerato il movimento, anche in Eurozona un ritorno alla calma sui mercati potrebbe far aumentare l’inclinazione delle curve a lungo termine, in particolare di quelle maggiormente compresse a livello di spread tra i vari nodi, come quella tedesca. Tale movimento, pertanto, potrebbe aiutare a far chiudere tale spread.
Per l’investitore privato, che voglia entrare gradualmente in posizione, oppure semplicemente non voglia far ricorso al mercato dei derivati su tassi di interesse per scommettere sull’andamento del differenziale di rendimento BTP / Bund per molteplici motivi, come ad esempio la tenuta dei margini o i rollover di scadenze per posizioni di lungo termine, si segnala l’opportunità di utilizzare i Mini Future su tassi d’interesse targati RBS Plc con sottostante Bund e BTP future. Per la loro duttilità, i Mini Future appartenenti alla categoria leverage e ai quali Borsa Italiana dedica un apposito segmento (classe A), si prestano a molteplici utilizzi in ambito di portafoglio, dall’hedge obbligazionario alla pura e semplice speculazione unidirezionale passando per lo spread trading. Per strutturare l’operatività si consideri la loro frazionabilità, rispetto al nozionale del future (100.000 euro), che permette anche ai piccoli investitori di puntare sui movimenti del singolo titolo o dello spread rispetto alle differenti scadenze della medesima curva o come differenziale di rendimento di due differenti Paesi.
Focalizzandoci sullo spread BTP-Bund, per coloro che volessero mettere in atto una strategia volta a trarre profitto da un restringimento dello stesso, vista la relazione inversa tra prezzi e rendimenti, l’operazione da compiere implica la contestuale apertura di una posizione in acquisto sul Mini Long BTP e sul Mini Short Bund. Da ricordare come per controllare un intero contratto future, caratterizzato da un nozionale da 100.000 euro, siano necessari 1.000 certificati. Tale relazione diviene pertanto un punto di partenza per il calcolo dell’effettivo numero di certificati da dover acquistare qualora l’investitore, visto il forte movimento rialzista dei prezzi dei Titoli di Stato italiani lungo la scadenza decennale, volesse coprire la propria posizione effettuando un hedging di portafoglio volto al congelamento del rendimento, che può strutturarsi per tramite di un acquisto di un Mini Short BTP per un adeguato controvalore.