CIPRO SENZA PRECEDENTI
Conta poco più dello 0,3% dell’economia dell’Eurozona ma i primi passi ( falsi ) del bailout mettono a rischio il difficile guado della crisi delle economie mediterranee. Cronistoria di un mancato prelievo coatto.
L’isola di Cipro, un milione di abitanti, un prodotto interno lordo pari a 18 miliardi ed un contributo all’economia dell’Eurozona inferiore al 4%, che per dare una misura corrisponde allo sbarramento necessario nei giochi politici italiani per aver un membro in parlamento. Eppure il suo ruolo di paradiso fiscale e di trait d’union con la Russia fa del caso cipriota un’anomalia all’interno dell’area euro, soprattutto alla luce del “niet” di Nicosia sulle misure proposte dalla Troika per ottenere il via libera al salvataggio delle banche.
Membro dell’Eurogruppo a partire dal 2007 , ha lanciato la prima richiesta di assistenza finanziaria tramite i fondi salva-stati lo scorso giugno, al fine di contenere i rischi derivanti dalla forte esposizione all’economia greca e ai danni subiti dall’haircut dei titoli di stato ellenici che hanno portato sull’orlo della bancarotta il sistema bancario dell’isola. Secondo i dati della Banca di Cipro, 68 sono i miliardi di euro detenuti dagli istituti di credito alla fine di gennaio, pari a 3,8 volte il prodotto interno lordo nominale del paese, di cui 43 da residenti domestici, 5 dal resto dei paesi dell’area euro e 21 dal resto del mondo. Il piano di bailout dall’importo relativamente esiguo, pari a 10 miliardi di euro, è stato tuttavia condizionato da una serie di misure eccessivamente amare non solo rispetto ai piani di salvataggio promossi dalla BCE dal 2009 ( Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna) ma anche alle misure di garanzia sui depositi bancari sostenute dall’Eurotower. La proposta della Troika avanzata il 16 marzo prevedeva oltre a piani di privatizzazione, ristrutturazione del sistema finanziario ed un aumento delle tasse, anche un prelievo forzoso su tutti i conti correnti senza precedenti con un’aliquota pari al 6,75% per i depositi inferiori a 100.000 euro e a ben 9,9 punti percentuali per tetti superiori. Un rastrellamento di liquidità pari a 5,8 miliardi con contropartita lo switch su titoli azionari della banca depositaria.
Dopo la fuga di capitali innescata dalla possibile “super-patrimoniale” il Parlamento ha però rifiutato l’implementazione della supertassa, dichiarando la priorità data alla tutela dei piccoli correntisti. Da fare da volano alla decisione è stata la reazione a caldo del Primo Ministro russo Dmitrij Medvedev. Il premier avrebbe infatti paragonato la misura imposta dai vertici europei come una “confisca di fondi stranieri”. Secondo le parole di Medvedev, l’introduzione dell’imposta celerebbe infatti un’offensiva ai circa 25 miliardi di ricchezze russe incluse nel circuito del credito cipriota tra conti di alcune società basate nell’isola nonché nei ricchi depositi di oligarchi detenuti sull’isola per il mal celato off shore dei capitali. Il prestito quinquennale di 2,5 miliardi erogato da Mosca nel 2011 al tasso del 4,5% e gli accordi in essere sul rifornimento di gas avrebbero quindi spinto il partito seduto alla maggioranza a rifiutare la proposta avanzata in parlamento dal primo Ministro.
La posizione dell’Europa rimane tuttavia immobile, salvo la possibilità di negoziare sulla maggiore flessibilità lasciata al governo cipriota nel calibrare le aliquote del prelievo coatto. Anche se lo stesso Mario Draghi aveva definito urgente un piano di salvataggio dell’isola dal crack viste le conseguenze su Spagna e Italia, la fermezza dell’Eurogruppo e del Fondo Monetario vede come contropartita un infittimento degli accordi tra Nicosia e Mosca per un rinnovo del piano di finanziamento; ma la partita è ancora aperta, mentre il settore del credito protrae la sua latitanza visto il prolungamento della chiusura delle banche cipriote e del mercato regolamentato.
Sui listini azionari, la reazione del premier russo e la misura del tutto anomala proposta dalla Troika ha innescato tra gli investitori dell’area i timori di un pericoloso precedente per le economie mediterranee, soprattutto sui listini italiani visto l’inasprimento delle misure imposte da Banca d’Italia sugli accantonamenti.
L’apertura negativa dei listini delle principali piazze europee, in buona parte riassorbita lungo la stessa ottava ha invece lasciato il segno sulle piazze dei tre paesi periferici che hanno continuato a cedere il passo anche nei giorni successivi, in particolare il FTSE Mib. Il ritorno di un’avversione al rischio paese torna a bussare non solo sulle quotazioni ma anche sul mercato dei Credit Default Swap. Per il segmento Sovereign i contratti relativi al Belpaese e alla Spagna hanno segnato nella giornata di lunedi 18 marzo un incremento pari rispettivamente al 3,63% e al 3,47%, mentre per quello portoghese il rialzo è stato superiore ai 4 punti percentuali. Flessione contenuta invece per il contratto generico sul settore creditizio europeo di tipo Investment Grade. Il timore è infatti relativo all’innesco di un circolo vizioso all’interno dei paesi periferici per il quale il trasferimento di depositi verso aree finanziariamente più solide come la Germania, possa incrementare ulteriormente i costi di funding richiesti al settore bancario dei paesi periferici contribuendo così ad alzare l’asticella d’allarme sul patrimonio dei medesimi.
Quelle che in gergo accademico vengono definite “self-fulfilling expectations”, ovvero le aspettative auto realizzanti hanno già fatto osservare parte dei loro effetti, tuttavia, le decisioni prese nelle prossime ore da Troika e Nicosia, nonché le rassicurazioni dei governatori potrebbero ammortizzare buona parte della correzione di inizio ottava. In ottica speculativa, l’acquisto in una fase di pronunciata lateralità lascia spazio ad interessanti occasioni di breve termine. Vediamo quindi cosa offre il panorama dei certificati.
EXPRESS COUPON SU EUROSTOXX BANKS
Guarda al settore Financials dell’intera area euro l’Express Coupon di Unicredit scritto sull’indice Eurostoxx Banks (DE000HV8AJ15). Rilevato uno strike a 107,13 punti, potrà rimborsare anticipatamente il nominale maggiorato di un premio il prossimo due aprile a condizione che alla data di rilevazione venga tenuto proprio tale livello. Di conseguenza a fronte di un valore spot del sottostante a 109,25 punti nella giornata del 20 marzo e di un prezzo in lettera del certificato a 103,11 euro, il mantenimento del livello trigger consentirà di ottenere in circa due settimane un rendimento complessivo del 3,3%. In caso contrario si guarderà alla prossima scadenza datata 30 settembre dove il premio sarà pari a 13 euro ogni 100 di nominale. Alla scadenza del 31 marzo 2014, l’evento trigger consentirà di ottenere un coupon del 19,5% sul prezzo di emissione di 100 euro , importo che verrà comunque garantito fino ad un valore dell’indice pari a 74,991 punti, al di sotto dei quali il controvalore riconosciuto replicherà linearmente la performance dell’Eurostoxx Banks.
TRIPLETTA SU INTESA
Con prima data per la rilevazione anticipata fissata al prossimo 26 aprile, l’Express di Deutsche Bank scritto su Intesa Sanpaolo (DE000DE3BVD2) rimborserà 108 euro se il valore di chiusura della stock bancaria non sarà inferiore a 1,238 euro. Sarà quindi necessario un recupero di 5,45 punti percentuali da 1,174 euro correnti, lungo il prossimo mese, per ottenere il rimborso già alla prima scadenza con un rendimento pari all’8,54% sulla base del prezzo lettera di 99,5 euro a cui è esposto il certificato. In caso contrario si guarderà alle successive rilevazioni semestrali con il ricco coupon a memoria dell’8% fino alla scadenza del 26 ottobre 2016 dove la tenuta della barriera posta a 0,619 euro sarà sufficiente per ottenere oltre al nominale un bonus complessivo del 64%. Ricco premio anche per il Bonus di Unicredit scritto su Intesa Sanpaolo, identificato da codice Isin DE000HV8F5P9. Fissata la scadenza il prossimo 6 dicembre, se lungo la durata residua il valore dell’azione sottostante non avrà mai toccato il livello barriera, posto a 0,833 euro, il certificato riconoscerà un importo minimo pari a 169 euro. Per valori superiori replicherà invece il rialzo complessivo del sottostante fino ad un rimborso massimo pari a 238 euro. In caso di rottura della soglia invalidante, posta al 70% dell’1,19 euro di livello strike, la perdita della componente opzionale comporterà un allineamento alla componente lineare del certificato al netto della perdita attesa dei dividendi, pari a 5 centesimi per azione. Dato un prezzo lettera a cui è esposto il certificato pari a 133,40 euro, la tenuta dei 29 punti di margine dalla soglia invalidante al prezzo spot di Intesa, lascia spazio ad un rendimento minimo complessivo pari al 26,70%. In virtù del peso della componente opzionale e la volatilità del sottostante, anche le quotazioni dello strutturato potranno soffrire dell’incertezza che caratterizza il mercato del credito. Si segnala infine il Bonus Cap su Intesa Sanpaolo targato BNP Paribas (NL0009526938), dotato di una barriera continua a 0,646 euro ed un importo di rimborso pari a 140 euro ogni 100 di nominale. Alla scadenza del 18 ottobre sarà quindi sufficiente che il sottostante non tocchi mai la barriera knock out, ad una distanza complessiva del 44,72%, per ottenere un upside del 7,94% in virtù dei 129,70 euro a cui è esposto in lettera il Bonus Cap.