IL RISCHIO E LA SUA GESTIONE

In questo secondo articolo affrontiamo il tema del rischio e della sua gestione, sia dal punto di vista della Finanza Classica che da quello della Finanza Comportamentale.

 

 

LA TEORIA CLASSICA DELLA FINANZA

 Secondo la Teoria Classica della Finanza, quando un soggetto si trova ad affrontare scelte in condizioni di incertezza, il suo atteggiamento viene guidato dal principio di massimizzazione dell’Utilità Attesa a cui si associa il concetto di Valore Atteso, calcolato come semplice media dei risultati potenziali, ponderati per le rispettive probabilità. Una distinzione importante è costituita dalla differenza di significato che intercorre tra i termini probabilità e possibilità.

La probabilità è generalmente associata ad un valore numerico, convenzionalmente una percentuale, e, indipendentemente dal fatto che tale peso possa essere attribuito in maniera soggettiva od oggettiva, rappresenta una grandezza misurabile e confrontabile. Può pertanto essere impiegato per determinare il valore di un rischio e, di conseguenza, essere inserito nel calcolo della funzione di utilità.

 La possibilità è qualcosa di indefinito, lascia semplicemente supporre che una cosa possa essere realizzabile, oppure no, che sia una semplice ipotesi. La sua presenza permette di insinuare un dubbio, a volte anche remoto, che però può alterare l’atteggiamento nei confronti di un evento. Entra pertanto a far parte più facilmente della sfera emotiva piuttosto che di quella razionale.

 In via convenzionale la valutazione delle scelte è basata sulla prima, ovvero sulla misura di verosimiglianza che un evento accada, stimata attraverso il rapporto tra il numero dei casi in cui l’evento si potrebbe manifestare, rispetto ai risultati possibili. A parità di valore atteso, dovremmo essere indifferenti nella scelta delle combinazioni.

VALORE ATTESO DI UNA LOTTERIA

Ipotizziamo che la lotteria sia formulata nel seguente modo:

Prendere, una sola volta una pallina da un’urna che ne contiene due, una bianca e una nera.  Alla prima è associata la vincita di 1 euro, a quella nera la perdita di 1 euro. Il valore atteso della lotteria è pertanto  zero:

VA = (50% X +1) + (50% X -1) = 0

 

Per grandezze piccole può risultare indifferente partecipare. Diverso invece è il caso in cui a parità di valore atteso, gli esiti possono assumere valori significativi, supponiamo 10.000 euro. Benchè il valore atteso sia zero è sicuramente più difficile trovare soggetti disposti a partecipare. In questo caso la quantità di rischio presente nel prospetto viene calcolato attraverso la dispersione dei rendimenti, sintetizzata dalla deviazione standard. Maggiore è l’ampiezza della dispersione dei risultati, più rischioso è considerato il prospetto.

Benchè la teoria dell’utilità attesa preveda che gli individui fra diversi prospetti preferiscano quelli con la maggiore utilità attesa (valore atteso), ed a parità di utilità scelgano quella con minore rischio, la valutazione dei singoli parametri non sembra avvenire secondo le regole della Teoria Classica. Proviamo a ripetere l’esperimento sotto una nuova luce. Se dovessimo scommettere sul valore atteso del colore della pallina ci dovremmo attendere

Grigio = 50% nero + 50% bianco

 Tuttavia non è realmente concepibile dal momento che  nella mente si innesca un meccanismo definito “what / if” (“cosa succede se”).

 

LA TEORIA DELLA FINANZA COMPORTAMENTALE

 Vengono analizzate le possibili alternative in base alle conseguenze che ne possono derivare e non in base al valore atteso del prospetto complessivo, dal momento che si partecipa una sola volta e quindi non c’è possibilità che il risultato tenda verso la media. Il concetto di vittoria o perdita assume una valenza significativa se ci sono solo due possibilità ( e non probabilità). Le scelte affrontate secondo queste regole mentali rientrano quindi nella sfera emotiva e non in quella razionale. Questo spiega il motivo per cui i soggetti sono disponibili a partecipare a giochi tipo gratta e vinci, lotto e superenalotto, senza conoscere le probabilità di vincita e quindi senza poterne calcolare il valore atteso, indubbiamente negativo dove invece domina il  meccanismo esito/conseguenza. Il concetto di rischio, esaminato attraverso la finanza comportamentale, diviene un costrutto psicologico che si focalizza nella parte negativa del significato di variabilità dei risultati e viene quindi inteso come una perdita, o, in genere, come l’insieme dei casi peggiori.

 Federico Costalonga