CROSS VALUTARI: TESTA O CROCE?
Le Banche Centrali sempre più protagoniste del Forex. Uno sguardo ai riflessi degli ultimi interventi di politica monetaria messi a segno dalle principali potenze economiche.
A partire dagli inizi del 2010, ovvero dai primi timori sulla crisi del debito dell’area euro, la fuga dalla moneta unica ha visto come principali porti d’approdo lo yen giapponese, il franco svizzero, il dollaro americano e la sterlina inglese. Da inizio 2010 afine luglio 2012, prima che i rumors sul piano Outright Monetary Transaction calmassero il panic selling, i quattro cross avevano infatti registrato rispettivamente un apprezzamento del 39,49%, del 23,62%, del 17,74% e del 13,94%. Tuttavia le decisioni di politica monetaria annunciate dalle BCE, come era lecito attendersi, hanno avuto notevoli ripercussioni non solo sui listini azionari e sul mercato del debito sovrano ma anche su quello Forex.
EURO E DOLLARO AMERICANO
A fronte del mantenimento di tassi inalterati sia all’interno dell’area euro allo 0,75% che negli Stati Uniti ( tra 0% e 0,25%), a partire dallo scorso luglio, quando il cambio ha toccato un minimo a 1,2053 euro per dollaro, la moneta unica ha registrato un apprezzamento complessivo del 7,17% rispetto ai 1,2919 rilevati il 2 ottobre. Guardando poi al mercato delle opzioni scritte sul cross si osserva per il primo anno un grafico della volatilità implicita spot (6 mesi) in controtendenza rispetto agli ultimi cinque anni. Se infatti nell’ultimo quinquennio a partire dal mese di luglio si è costantemente registrato un incremento della volatilità del cambio a favore del Greenback, le manovre di politica monetaria hanno contribuito quest’anno a disattendere le aspettative stagionali riportando l’attenzione sulla moneta unica. Tuttavia i timori sulla forza relativa dell’euro rispetto al dollaro non sono ancora svaniti, confermando le stime OCSE di una sottovalutazione del dollaro americano rispetto alla moneta unica di oltre il 3%. La sostanziale debolezza della moneta unica osservata nelle due ultime settimane dai massimi di periodo del 14 settembre oltre l’1,31, è infatti da imputare principalmente alla questione Spagna che, oltre a tenere sulle spine i mercati, metterà al banco di prova l’intero sistema. Sembra quasi inevitabile la richiesta del piano di aiuti da parte di Madrid, tuttavia differente sarà lo scenario se Rajoy provvederà autonomamente alla sua ufficializzazione o se la speculazione sui mercati finanziari affonderà nuovamente i listini spagnoli forzando la richiesta di aiuti e la conseguente attivazione del piano di acquisti di titoli di debito da parte della BCE, ovvero l’OMT.
LA RIVINCITA SULLA STERLINA
Un cross che invece sembra riacquisire vigore è quello euro sterlina, dopo una prolungata debolezza dovuta al differente binario sul quale sembravano viaggiare le due economie.
Il forte aumento del dato sulla disoccupazione della Gran Bretagna a partire dallo scorso maggio ha infatti ridotto il gap che caratterizzava il numero di inglesi senza lavoro e quello medio dell’eurozona segnalando cosi la possibile fine del lungo rally della sterlina contro la divisa europea. Dopo un salto da parte di entrambi i tassi di disoccupazione durante il biennio rosso 2008 -2009 la forchetta tra i due si è allargata in virtù di una sostanziale stabilità di quello inglese mentre quello europeo è cresciuto determinando un differenziale complessivo rispetto al dato di luglio pari a 3,3 punti percentuali, con l’8,1% per il Regno Unito e l’11,40% per la zona euro. Tuttavia, l’ultimo dato LIOR, riferito al trimestre luglio – maggio ha rappresentato un risultato negativo rispetto alle più contenute stime degli analisti, determinando un’ inversione sul mercato valutario. Dato un valore spot del cambio pari a 0,80053, l’euro ha osservato un apprezzamento nei confronti della sterlina inglese di quasi 3 punti percentuali rispetto ai 0,77745 di fine luglio. Attenzione tuttavia ai segnali di ripresa mostrati invece dal calo dei sussidi di disoccupazione nei mesi successivi, buon segnale per accendere le speranze di possibile ripresa dei motori della brit-economy, conducendo a pieno titolo la sterlina inglese tra le valute rifugio.
SVIZZERA, AUSTRALIA E GIAPPONE: LE BANCHE CENTRALI SI MUOVONO
Proprio la ricerca di un safe heaven ha portato il franco svizzero ad essere tra le valute più sopravvalutate rispetto alla moneta unica europea anche dopo il freno posto dalla banca centrale elvetica ad un cambio a 1,20. In base alle stime OCSE infatti, in termini di parità di potere d’acquisto, la moneta svizzera registrerebbe una sopravvalutazione rispetto all’euro pari al 33,45% che potrebbe anche superarsi qualora la speculazione fosse tale da non permettere più all’istituto monetario di difendere il cambio fissato, finora violato unicamente intraday a inizio dello scorso aprile. Capolista in termini di sopravvalutazione tuttavia capeggia il dollaro australiano con una percentuale pari al 36,14%. La divisa australiana è stata protagonista nelle ultime ore di un forte deprezzamento nei confronti delle principali valute. Complice del ribasso un taglio dei tassi d’interesse da parte della RBA, la banca centrale australiana, di un quarto di punto, che ha portato così il tasso al 3,25%. Benché un ritocco ai tassi di riferimento fosse nell’aria, gli economisti si attendevano un taglio non prima di novembre. La sorpresa della decisione del RBA, che ha così riportato i tassi ai minimi dal 2009, ha fortemente penalizzato non solo l’Aussie, ma anche il cross euro dollaro australiano, che è andato a segnare i nuovi massimi di periodo a 1,2546, mentre il cambio AUD/JPY è sceso in area 80,55. La Reserve Bank of Austrialia si aggiunge quindi alla lista delle potenze economiche dell’area asiatica a promuovere nuovi stimoli all’economia reale. Lo scorso 19 settembre infatti la Bank Of Japan, confermando un livello dei tassi di riferimento prossimo allo zero (0%-0,1%) aveva infatti annunciato un programma di allentamento monetario giustificato dal rallentamento della domanda e della crescita dell’economia cinese. Una manovra che ha portato lo yen giapponese ad osservare una generale debolezza contro le divise estere a vantaggio dei listini azionari del Sol Levante particolarmente export oriented.
A soli pochi giorni dall’intervento della People’s Bank Of China sulla liquidità del sistema bancario volto a evitare un nuovo taglio dei tassi, si allarga così la lista delle Banche Centrali scese in campo con gli strumenti monetari a loro disposizione per dar nuovi stimoli alle rispettive economie scatenando una lotta alla svalutazione che tanto ricorda gli escamotage italiani degli anni novanta. Ma cosa ne pensa il mercato? Il mercato dei forward impliciti sui cambi valutari che esprimono il cambio futuro atteso dal mercato può essere considerato un buon benchmark previsionale. Il grafico a cinque anni dei forward impliciti normalizzati indica lo yen giapponese come la divisa contro la quale la valuta europea segnerà il maggior deprezzamento, pari al 4,31%, mentre un sostanziale apprezzamento è atteso nei confronti di dollaro statunitense, dollaro australiano e sterlina inglese.
VALUTA PLUS SU YEN GIAPPONESE
Strumento ideale per assecondare le previsioni della curva forward su euro/yen, il Valuta Plus scritto sull’indice RBS Nv Valuta YEN, permette di investire implicitamente in un deposito in yen giapponesi che matura interessi relativi al tasso overnight del mercato monetario del Sol Levante al netto dello spread, convertito poi al cambio euro yen. Dal momento che il tasso applicato ai depositi in yen giapponesi è tendente allo zero, visto il tasso di riferimento, il certificato dell’emittente inglese può essere di fatto considerato uno strumento a replica giornaliera del cambio permettendo tuttavia di beneficiare di un possibile ritocco al rialzo dei tassi fino alla scadenza fissata per il 24 novembre 2015. Scambiato sul Sedex con codice Isin NL0009654599, rileva un prezzo di riferimento in data 2 ottobre pari a 111,295 euro, in rialzo del 9,17% da inizio negoziazioni.
DIGITAL QUANTO SU FRANCO SVIZZERO
Adatto a chi invece ritenesse plausibile una distensione delle tensioni sulla moneta unica, il Digital Quanto di Banca IMI sull’ EUR/CHF, posto un floor sulla Linea Maginot tracciata dalla Banca Centrale elvetica, prevede il pagamento di una cedola del 4,8% sui 1000 euro di nominale qualora il 24 giugno 2013 e alla data di rilevazione finale, ovvero il 23 giugno 2014, il tasso di cambio euro franco svizzero sarà non inferiore allo strike, posto a 1,2071. In caso contrario nulla sarà corrisposto alla data intermedia mentre alla scadenza sarà comunque garantito il rimborso dell’intero nominale. Rispetto al prezzo di chiusura a cui è esposto il certificato (codice Isin XS0630289592) sul Cert-X pari a 1009,94 euro, in caso di proseguimento del graduale rialzo dell’euro contro il franco, il rendimento a scadenza sarebbe pari al 5% su base annua, a fronte di una perdita massima su base annua dello 0,6%.