L’ANNO DEL DRAGO
2012: l’anno del Drago. Simbolo mitologico per lungo tempo appartenuto solo all’imperatore, secondo la tradizione rappresenta un segno di buon auspicio nonché portatore di grandi cambiamenti. Guardiamo allora da più vicino l’economia del Dragone per ottenere nuovi spunti operativi.
L’Hang Seng China continua nel suo momento negativo, segnando con la chiusura di martedì la peggiore variazione settimanale dallo scorso novembre. Gli investitori non hanno infatti ben accolto il rincaro del 7% sul prezzo del gasolio e del 7,8% sul diesel applicato dall’industria di raffinazione, annunciato sul sito dell’agenzia governativa “National Development and Reform Commission”. Si apre così ancora una volta il sipario sull’economia cinese, in piena fase di transizione da tradizionale Low Cost Country a macchina del consumo. A minare la crescita economica stimata dal governo per l’anno corrente ad un ragguardevole tasso del 7,7%, sono le perplessità sulle misure necessarie a frenare l’inflazione, attesa in calo al 3,9%, oltre che il rischio d’insolvenza sui prestiti erogati alle autorità locali dal settore del credito. La Cina ha inoltre risentito della crisi del debito europea, come mostra il forte calo registrato dal settore delle esportazioni verso i paesi dell’UE. In tale scenario, per effetto di un’economia fortemente ancorata al manifatturiero e della delicata fase di transizione, il principale indice azionario del Paese risulta ancora nettamente indietro rispetto ai massimi dello scorso anno, toccati ad aprile 2011 a 13684,06 punti. A pesare sulla ripresa, oltre alle difficoltà derivanti dalla crisi del Vecchio Continente, ci sono infine almeno altre due questioni: il dibattito ancora aperto sulla scelta tra hard landing e soft landing che Pechino dovrà attuare, e la verifica delle misure annunciate riguardanti la riduzione del coefficiente di riserva e l’incremento del loan-to-deposit ratio per i principali istituti di credito. Proprio da queste ultime mosse, allentando i limiti al credito, ci si attende che possa ripartire una decisa ripresa.
Vediamo a questo punto, nel panorama dei certificati, le proposte che permettono di seguire da vicino il mercato azionario cinese. Quest’ultimo è rappresentato dalle società quotate su tre piazze finanziarie, Shangai, Shenzhen e Hong Kong, suddivise per quattro classi di azioni: la classe A, comprensiva delle azioni di società residenti nella Cina continentale quotate a Shangai o Shenzhen in yuan; la classe B che include le azioni espresse in valuta estera, tipicamente dollari di Hong Kong; le Red Chips, ovvero le azioni di società residenti nello stato di Hong Kong possedute dal governo cinese con interessi commerciali prevalenti nella Cina continentale, quotate sul mercato di Hong Kong nella rispettiva valuta; H-Shares, pari alle azioni di società residenti nella Repubblica Popolare Cinese quotate alla borsa di Hong Kong ed espresse nella rispettiva valuta. Il sottostante dei prodotti strutturati disponibili sul mercato italiano è l’Hang Seng China Enterprises, l’indice della principali H-Shares scambiate sulla borsa di Hong Kong.
SPRINT CAP
Tra i certificati quotati sul mercato secondario che più meritano di essere seguiti, si segnala lo Sprint Cap di UBS. Rilevato un livello iniziale per l’Hang Seng China Enterprises pari a 10512,99 punti, il certificato dell’emittente svizzera prevede l’esposizione integrale ai movimenti del sottostante senza alcuna protezione. Caratterizzato da un cap ai rendimenti fissato a 1182 euro, il certificato ha tra i suoi punti di forza la partecipazione ai rialzi del sottostante rispetto allo strike con una leva del 200%, e l’opzione Quanto che neutralizza le oscillazioni dovute al cambio euro/dollaro di Hong Kong. Al valore rilevato in chiusura della giornata di mercoledì, pari a 10776 punti, il gap necessario per raggiungere il livello cap, equivalente a 11469,67 punti in termini di sottostante, è del 6,44%. In virtù dei 998,25 euro a cui è esposto in lettera il certificato, tale incremento basterebbe tuttavia per far scaturire un rendimento complessivo pari al 18,41% in virtù della leva 2 caratteristica dello Sprint Cap. Rispetto allo stesso prezzo, data la partecipazione lineare alle variazioni negative dell’indice dallo strike, il punto di pareggio si trova a 10494,59 punti.
ATHENA PLUS
Concepito per gli investitori meno amanti del rischio, l’Athena Plus di BNP Paribas, rappresenta un’interessante opportunità. Concluso il periodo di sottoscrizione, il certificato ha rilevato uno strike, nella mattinata del 21 marzo, a 10776 punti quale prezzo di chiusura dell’indice Hang Seng China Enterprises. Con durata biennale, prevede una rilevazione intermedia il 21 marzo 2013. Se a tale data l’indice delle H-Shares sarà pari o superiore al valore iniziale, il certificato rimborserà l’intero nominale di 100 euro maggiorato di un coupon pari a 4,75 euro. Qualora non dovesse essere soddisfatta la condizione, il premio verrà comunque garantito, ma sarà necessario guardare alla naturale scadenza del certificato, fissata per il 21 marzo 2014, per il rimborso del capitale. A tale data, sarà sufficiente che il sottostante non abbia perso oltre il 50% dallo strike, ovvero non rilevi al di sotto di 5388 punti, per ottenere oltre al prezzo d’emissione un premio pari al 9,5%. Qualora l’indice nei prossimi due anni perda invece oltre la metà del proprio valore corrente, il certificato ne replicherà linearmente le perdite registrate rimborsando un importo massimo di 50 euro.
PROTECTION BARRIER
Per chi invece volesse ottenere a scadenza almeno il capitale investito, i Protection Barrier di Banca IMI, con due delle nove emissioni presenti sul Cert-X scritte sull’indice delle H-shares cinesi, rappresentano un’interessante alternativa alle classiche strutture a capitale protetto, spesso penalizzate in termini di reattività dalla presenza di un cap ai rendimenti. Il certificato si caratterizza infatti per la possibilità di ottenere oltre all’intero nominale un flusso cedolare periodico in alternativa alla replica lineare a scadenza dell’eventuale rialzo dell’indice. Prima di entrare nel dettaglio delle emissioni che vedono come singolo sottostante l’Hang Seng China Enterprises, osserviamone brevemente il funzionamento. Scritti su un orizzonte temporale di medio termine i due certificati garantiranno alla scadenza il rimborso dell’intero nominale maggiorato dell’eventuale variazione positiva del sottostante rispetto al valore iniziale. Se tuttavia, durante la vita del certificato, la media dei valori di chiusura dell’indice nei 5 giorni lavorativi seguenti alle date di riferimento fissate all’emissione, risultasse pari o superiore al livello barriera, lo strumento smetterebbe di replicare il sottostante e inizierebbe ad erogare delle cedole annue, caratterizzate da effetto memoria. Se infatti, la rottura della barriera si verificasse tra finestre temporali successive alla prima rilevazione, l’importo cedolare complessivamente ottenuto sarebbe tale da concorrere a un premio finale pari al rendimento massimo previsto. In particolare, il certificato identificato da codice Isin XS0586550401, rilevato uno strike a 12658,18 punti, riconoscerà una cedola annua del 6%, qualora la media dei prezzi di chiusura del sottostante, anche in una sola delle finestre intermedie, risulti pari o superiore a 16563,23 punti, equivalente al 130,85% dello strike. Alla scadenza fissata per il 3 marzo 2017, inassenza di evento barriera il Protection Barrier riconoscerà invece un importo pari alla variazione complessiva dell’underlying in caso di direzione positiva altrimenti rimborserà unicamente il capitale iniziale pari a 1000 euro. Il certificato gemello, codice isin XS0596563410, con scadenza al 31 marzo 2017, prevede invece il pagamento di una cedola pari al 6,4% qualora l’indice tocchi i 17310,59 punti, pari al 130% a cui è posta la barriera up. In assenza di evento knock in, alla scadenza il certificato replicherà linearmente l’eventuale performance positiva rispetto a 13315,84 punti di strike iniziale oppure rimborserà i 1000 euro di nominale.