FOCUS COMMODITY
L’oro si conferma la commodity più brillante del 2011. Male cotone e tutte le soft commodity
Con un rialzo del 22,71%, l’oro è la commodity che da inizio anno ha corso di più tra tutte, precedendo di circa il 3% il combustibile da riscaldamento e di oltre il 12% il petrolio. Più attardato, con un progresso del 5% circa, l’argento. Nella parte bassa della classifica, il cotone ha registrato un calo del 35%, mentre sono comprese tra il 20 e il 30% le performance negative del frumento, zucchero e cacao. Sono queste le principali variazioni riportate dal mercato delle materie prime in un anno in cui i consumi sono diminuiti su tutti i fronti e in cui la domanda, tanto dai paesi più sviluppati quanto da quelli emergenti, ha visto dei notevoli cali per via della grave crisi economica che ha colpito l’Europa e, seppure in misura minore, gli Stati Uniti. Il segmento dei certificati, da sempre, offre ampio accesso al mercato delle commodity, proponendo prodotti a leva o di semplice investimento a replica lineare. Non mancano, naturalmente, le emissioni caratterizzate da una o più opzioni accessorie, quali la protezione condizionata o incondizionata del capitale. Tra questi, va segnalato il ritorno alla cedola dei Commodity Daily Win, certificati a capitale interamente protetto emessi da JP Morgan.
Come accennato, l’oro è stato fin qui autore delle migliori performance su quasi tutti i time frame. Proprio al metallo più prezioso intendiamo quindi dedicare spazio, proponendo l’analisi di due certificati che in modi diversi potrebbero raggiungere il medesimo obiettivo: rendere un profitto e far dormire sonni tranquilli ai possessori.
EXPRESS AL 7% ANNUO
Tra le prime emissioni che vedranno la luce all’alba del 2012 si segnala, nell’ambito delle proposte su commodity, l’Express Autocallable di Deutsche Bank legato all’andamento del London Gold Market Fixing Ldt PM Fix Price/USD, ovvero il fixing pomeridiano dell’oro pubblicato dal LGM di Londra. Il certificato che la banca tedesca propone in collocamento fino al 20 gennaio 2012 è un classico Express Autocallable che oltre alla protezione condizionata del capitale alla scadenza dei tre anni, mira a riconoscere un rendimento del 7% su base annua al verificarsi di una specifica condizione di prezzo. In particolare, il certificato verrà emesso il 24 gennaio prossimo adottando come strike price il fixing dell’oro pubblicato il giorno precedente. A distanza di un anno, ovvero il 24 gennaio 2013, lo strumento potrà già essere rimborsato anticipatamente ai propri possessori, liquidando il nominale maggiorato di un coupon del 7%, a patto che l’oro, nuovamente rilevato sulla base del fixing pubblicato dal LBM, sia almeno pari o superiore allo strike iniziale. In caso di rilevazione insufficiente, una seconda opportunità di rimborso si avrà l’anno seguente, dove al verificarsi della medesima condizione potrà essere rimborsato il nominale di 100 euro maggiorato di 14 euro, ovvero del 14%. Fallito anche il secondo tentativo, si giungerà alla data di valutazione finale e come di consueto, saranno tre gli scenari proposti. Il primo prevede la liquidazione di 121 euro, ovvero il nominale maggiorato di tre coupon annui del 7%, per valori dell’oro pari o superiori allo strike iniziale; il secondo prevede la protezione integrale del nominale per fixing inferiori allo strike ma non ad una barriera che verrà fissata ad una distanza del 30% dai valori iniziali; il terzo, infine, prevede il rimborso del nominale diminuito dell’effettiva performance negativa del metallo prezioso per rilevazioni inferiori alla barriera. Prendendo come riferimento gli attuali 1717 dollari a cui l’oro viene scambiato in questi ultimi giorni, la barriera protettiva verrebbe posizionata a 1201,9 dollari, ovvero ai livelli a cui quotava ad agosto 2010 prima del rally che ha spinto le quotazioni fino al record di 1895 dollari segnato il 5 settembre scorso. Bene rifugio per eccellenza, l’oro ha rappresentato un’ancora di salvezza per quanti hanno preso consapevolezza, nel corso dei mesi, che né il mercato azionario né tantomeno quello obbligazionario potevano garantire tranquillità e rendimento. Tra gli acquirenti di oro, come riportato dal Commodity Briefing di Barclays Capital, ci sono state anche nel mese di ottobre le banche centrali. In particolare, si legge nella nota,la Banca centrale russa ha aumentato le proprie riserve di 82 tonnellate dall’inizio dell’anno ma corposi acquisti sono arrivati anche dal Kazakhstan, dalla Bolivia, dalla Bielorussia, dalla Colombia e dal Messico. Ulteriori conferme sono giunte poi dal World Gold Council che, nel suo Gold Demand Trends ha evidenziato che nel terzo trimestre gli acquisti netti degli istituti centrali si sono attestati a 148,4 tonnellate, dalle 22,6 tonnellate del terzo trimestre del 2010. Si può pertanto ritenere che il supporto fornito dagli acquisti delle banche centrali sia stato decisivo per il rally dell’ultimo anno, nonostante le prese di profitto scattate nel mese di settembre dopo che era stato raggiunto il picco.
Una ricerca condotta da Bloomberg tra 22 banche d’affari ha mostrato che per il 2012 la media degli analisti interpellati si attende un prezzo dell’oro a 1830 dollari, che salirà a 1872 nel 2013 per poi scendere bruscamente tra 1506 e 1562 dollari nel biennio successivo. Il più ottimista ( A. Trembley di BNP Paribas) si attende un massimo a 2280 dollari per il 2013 mentre il punto minimo previsto dall’analista dell’Anz Banking Group dovrebbe essere raggiunto nel2015 a1218 dollari. I risultati di questo studio, corroborati dal forward dei prezzi dell’oro, attualmente visto a 1744 dollari per il 2013, 1775 per il 2014 e 1811 dollari per il 2015, alimentano le chance di successo della proposta di Deutsche Bank, che per poter rendere il 7% su base annua necessita di un fixing nelle tre date di osservazione, non inferiore a quello che verrà fissato in emissione e, in seconda battuta, di valori non inferiori ai 1200 dollari ( nell’ipotesi di strike a 1717 dollari) per non costringere l’investimento in perdita.
BUTTERFLY ANCORA SOTTO LA PARI
Tra le emissioni già quotate che permettono di agganciarsi all’andamento dell’oro, continuiamo a seguire con attenzione il Butterfly di Royal Bank Of Scotland quotato al Sedex da giugno scorso. Il certificato fa parte delle emissioni a capitale protetto incondizionato e prevede il rimborso alla scadenza, fissata per il 3 marzo 2015, di un importo minimo pari ai 100 euro nominali. Il rendimento, determinato dall’andamento del medesimo sottostante adottato da Deutsche Bank per il proprio Express, ovvero il fixing pomeridiano dell’oro pubblicato dal London Bullion Market, sarà eventualmente riconosciuto in aggiunta al rimborso prendendo come riferimento la variazione assoluta fatta segnare dal sottostante a partire dai 1421,5 dollari dello strike. Più in particolare, ricordiamo che la struttura Butterfly prevede due barriere, rispettivamente poste al rialzo e al ribasso del livello iniziale, che hanno il compito di ingabbiare il sottostante entro un range nel quale il certificato riconoscerà sempre un rendimento positivo. Relativamente al Butterfly di RBS, la barriera posta al rialzo è fissata al 160% dello strike, ovvero a 2274,4 dollari, e se non verrà mai violata prima della scadenza, consentirà allo strumento di replicare linearmente la performance positiva dell’oro dal livello di 1421,5 dollari. La barriera la ribasso è invece al 70% del livello iniziale, ossia a 995,05 dollari, e se mai violata permetterà di ottenere un profitto proporzionale al ribasso registrato dall’oro sempre a partire dallo strike. Se ne ricava che un fixing finale a +20% o -20% dai 1421,5 dollari, alla scadenza produrrà sempre un rimborso di 120 euro qualora nessuna delle due barriere sia stata rotta prima. In caso contrario, ossia di violazione, la struttura impedirà di replicare, o invertire di segno, la variazione dell’oro e comporterà il rimborso del solo nominale.
Il rapido rialzo messo a segno dall’oro dal momento dell’emissione ha fatto sorgere seri dubbi sulla tenuta della barriera al rialzo, tanto che in occasione della nostra ultima analisi, il prezzo del certificato era giunto in prossimità dei 90 euro, offrendo così un rendimento minimo garantito pari al 3,2% su base annua. La recente correzione dai massimi, che ha allontanato l’oro dalla barriera al rialzo, non ha tuttavia prodotto effetti particolarmente benefici alla quotazione del certificato, che ad oggi si presenta sul Sedex a 88,75 euro, risentendo evidentemente del peggioramento del merito di credito dell’emittente.
In prospettiva, l’attuale quotazione a 88,75 euro, rende il certificato una sorta di investimento rifugio, immune dalle politiche monetarie che invece investono a più riprese le quotazioni dei titoli di debito. Così come il biondo metallo si fa bene rifugio in periodi di turbolenza economica per poi ridurre l’appeal in periodi di sentiment positivo, il certificato di RBS si presta per chi volesse inserire in portafoglio uno strumento poco esposto alla volatilità di mercato, con una struttura opzionale ancora intatta ed un rischio cambio euro/dollaro neutralizzato per effetto dell’opzione Quanto. Ipotizzando che alla scadenza l’oro rispecchi le aspettative della media degli analisti, ossia si attesti in area 1810 dollari, in virtù del 27,3% di rialzo dallo strike, il rimborso ammonterebbe a 127,33 euro, per un rendimento del 43,47% sull’attuale prezzo di vendita esposto al Sedex.