BONUS D’OLTRALPE
Anche per i cugini francesi è arrivata l’ora del giudizio di Moody’s. Il Bonus Cap sul CAC40 offre uno spunto operativo
Dopo aver polverizzato oltre metà delle rispettive capitalizzazioni dai massimi di febbraio, i due istituti francesi Crèdit Agricole e Sociètè Gènèrale sono stati colpiti la scorsa settimana dalla scure delle agenzie di rating che ne hanno declassato la capacità di funding in quanto, assieme a BNP Paribas, risultano essere tra le banche maggiormente esposte al debito ellenico. Tuttavia, come ha tenuto a sottolineare il presidente della Banca Centrale Francese Christian Noyer, i due istituti non temono la capacità di assorbimento delle perdite in caso di default greco, limitandosi infatti in tale evenienza a distribuire dividendi più contenuti e non a contabilizzare perdite. Il nuovo assalto al comparto finanziario d’Oltralpe ha avuto come immediata conseguenza l’affondo del listino francese CAC40 inarea 3000 punti, terreno dei minimi del 2009, e ha scatenato l’ennesima corsa alle vendite di quasi tutti i titoli bancari europei. Nel segmento dei certificati, lo scrollone che ha raffreddato il buon rimbalzo dell’ultima ottava ha inciso sulle sorti di due Bonus Cap, entrambi targati BNP Paribas. Il primo, per il quale la barriera era stata già violata lo scorso 9 agosto, ha subito ripercussioni in linea con l’andamento dell’indice transalpino. Il secondo, al contrario, pur deprezzandosi in maniera significativa, continua ad essere potenzialmente attraente in virtù del buon posizionamento della propria barriera. In particolare, identificato da codice Isin NL0009526094, il certificato ha lo strike a 3139,55 punti indice e la barriera pari al 60% di tale valore. La soglia sotto la quale il CAC 40 non dovrà mai chiudere alcuna giornata borsistica è quindi posta a 1883,73 punti. Se l’indice riuscirà a resistere fino alla scadenza, fissata per il 21 dicembre 2012, ciascun certificato verrà liquidato con 112,5 euro, a prescindere dalla variazione effettiva del sottostante, per via del cap implicito nella struttura. Il certificato è scambiato sul Sedex ad un prezzo lettera di 96,45 euro a fronte di un valore dell’indice pari a 2938,24 punti. Tenendo in considerazione che la durata residua è di circa 15 mesi, il rendimento offerto è dunque pari al 16,64%, il 12,91% annualizzato in assenza di evento knock out. Se invece quest’ultima ipotesi dovesse prendere corpo, ossia l’indice perdesse dai livelli attuali più del 36%, andrebbero ad incidere negativamente sul risultato operativo il premio incorporato dalla quotazione corrente dello strumento rispetto al suo fair value, pari al 3,88% del prezzo in lettera, e i dividendi che l’indice erogherà nel periodo, stimati da Bloomberg in 192,65 punti, pari al 6,56% dai 2938,24 punti odierni. In caso di rottura infatti, il certificato perderebbe la sua struttura opzionale allineando la propria quotazione a quella di un benchmark, ovvero replicando la variazione del sottostante scontata dei dividendi non percepiti dal sottoscrittore di certificati.
In termini di analisi del pricing, si è provveduto a rilevare il fair value delle opzioni componenti il Bonus Cap ad una data intermedia rispetto alla scadenza del 21 dicembre 2012, ipotizzando l’assenza di evento knock out e sulla base della volatilità implicita corrente. Ne è emerso che se il 5 maggio 2012 il CAC40 dovesse trovarsi agli stessi valori attuali, il Bonus Cap avrebbe un fair value di 103,10 euro. Se invece entro il prossimo maggio l’indice dovesse recuperare il 6,85% che lo divide dal valore strike, il fair value del certificato si attesterebbe a 106 euro, incrementando il proprio valore del 9,39%, ovvero con una reazione più che proporzionale a quella del sottostante. Da ciò è possibile dedurre come, rispetto ai valori correnti, la reattività del certificato rispetto al CAC40 sia maggiore per rialzi dell’indice al di sotto dello strike o per ribassi tali da aumentare la probabilità di rottura della barriera. Per valori superiori allo strike invece, benché sulla scadenza intermedia i rendimenti su base annuale siano superiori di quelli a scadenza, la reattività risulterà progressivamente inferiore, per effetto del tetto al rimborso massimo posto a 112,5 euro. Analogamente, per ribassi dell’indice francese inferiori al 30%, la struttura opzionale che compone il bonus sostiene meglio la quotazione rispetto al downside del sottostante.