DEUTSCHE BANK GIOCA IL BONUS AMERICA
In un clima ancora ad alto rischio il Bonus Cap Quanto di Deutsche Bank rappresenta un’interessante opportunità
Parlare di rialzo sui mercati statunitensi solo per la modesta flessione positiva nel bel mezzo di una bufera non è quello che gli investitori considerano un segnale strong buy, nemmeno se l’uragano si chiama Irene e i danni causati dal suo passaggio sono meno ingenti del previsto. In uno scenario caratterizzato da un trend di fondo ribassista, l’alternativa ad una posizione short con assunzione del rischio di rimbalzi notevoli dovuti alle ricoperture tecniche, è quella di operare sul brevissimo termine sfruttando i movimenti intraday, oppure orientarsi su certificati d’investimento i quali, al costo di una serie di opzioni, permettono di raffreddare la volatilità del sottostante e di stabilizzare almeno in parte lo scenario a scadenza. A questo proposito si segnala il Bonus Cap Quanto di Deutsche Bank, in negoziazione sul Sedex dallo scorso luglio, scritto sull’indice americano S&P500. Il certificato, con scadenza il 17 giugno 2013, pagherà un premio sui prezzi correnti di oltre il 17%, se l’indice non avrà mai chiuso al di sotto dei 772,72 punti, ovvero non perderà il 35% circa del proprio valore corrente riavvicinandosi pericolosamente all’area dei minimi di marzo 2009.
Entrando nel dettaglio, rilevato uno strike di 1287,87 punti a metà giugno 2011, il Bonus di Deutsche Bank solo per due settimane non ha fissato il proprio livello iniziale sui massimi di luglio, dai quali Wall Street ha perso circa il 12%. Fissata la barriera al 60% dello strike, ovvero a 772,72 punti, e un prezzo d’emissione a 100 euro, il payoff a scadenza in caso di mancato evento knock out sarà pari a 110,10 euro, mentre in caso di rottura della soglia invalidante replicherà linearmente la variazione del sottostante fermo comunque il tetto ai rendimenti per valori dell’indice superiori a 1417,94 punti ( il 110,10% dello strike). In entrambi gli scenari peraltro, la presenza dell’opzione Quanto nella struttura del Bonus neutralizzerà la valorizzazione del certificato dalle escursioni del tasso di cambio euro/dollaro, particolarmente sensibile alle scelte di politica monetaria che le banche centrali sono costrette ad operare in questo fragile contesto macroeconomico.
La barriera continua determina tuttavia una sostanziale esposizione ai movimenti e quindi alla volatilità del sottostante, come mostra la corrente quotazione con un premio implicito di solo lo 0,89% rispetto al valore intrinseco. Dato uno spot di 1197,34 punti per l’indice americano, in ribasso del 7,03% dal prezzo di esercizio del certificato, il book di quest’ultimo mostra infatti una lettera di 93,98 euro, pari ad una flessione del 6,02% dal prezzo di emissione. Questo perché la soglia invalidante decisamente bassa non è sufficiente a compensare la durata residua di circa ancora due anni e la validità in continua della barriera. Inoltre vanno tenuti in considerazione anche i dividendi staccati dall’indice durante la vita del certificato, stimati da Bloomberg fino a giugno 2013 in 54,5 punti, pari al 4,55% del valore corrente dello S&P 500 , che, in qualità di perdita attesa sull’indice, implicano una contrazione del buffer per il pagamento del bonus a scadenza al 30,91%.
D’altro canto, dai correnti 93,98 euro, è possibile beneficiare dei movimenti al rialzo dell’indice essendo la soglia massima ai rendimenti distante del 18,42% dalla quotazione spot, opzione che tende a ridurre l’esposizione ai movimenti di crescita del certificato oltre lo strike. In un’ottica poi di detenzione fino a scadenza, a fronte di una buona distanza dalla soglia invalidante, si otterrebbe un rendimento complessivo del 17,38%.