BRACCIO DI FERRO SENZA VINCITORI
Per i mercati l’accordo sul debito Usa è solo un placebo. Come muoversi con i certificati legati allo S&P500
“Abbiamo evitato agli Stati Uniti un default che avrebbe avuto conseguenze devastanti per l’economia”. Con queste parole, Barack Obama ha annunciato il raggiungimento del compromesso sul tetto del debito statunitense, aggiungendo tuttavia al momento della firma che “l’economia resta debole”. Queste ultime dichiarazioni, dettate dalla negativa e forse inattesa reazione dei mercati, hanno sintetizzato il quadro politico economico in cui versano gli Stati Uniti, per la prima volta nella loro storia a rischio declassamento del rating sovrano. Il braccio di ferro tra i due schieramenti politici, i repubblicani da una parte e i democratici dall’altra, che ha scandito il passare del tempo nell’ultima settimana, alla fine non ha avuto né vincitori né vinti. Secondo i mercati, l’innalzamento del tetto del debito ha solamente rimandato il problema e a poco sono serviti gli annunci di Moody’s e Fitch di aver confermato la tripla A ( mantenendo tuttavia creditwatch negativo) a seguito dell’accordo. I listini americani, tradendo la attese che indicavano una possibile forte reazione positiva alla firma del piano salva-default, hanno imboccato la via del ribasso archiviando la seduta del 2 agosto, il giorno più importante della storia recente degli Stati Uniti, in profondo rosso. Otto sedute consecutive in negativo, il Dow Jones non le inanellava dal 2008: i timori di una seconda recessione, alimentati dal pessimo dato sull’Ism manifatturiero diffuso proprio nella giornata di martedì, hanno accentuato il nervosismo dovuto ad alcune voci circolate nelle ore immediatamente precedenti al voto del Senato, secondo cui Standard&Poor’s sarebbe ugualmente intenzionata a mettere mano alla scure per far cadere quella terza A così fondamentale per la solidità dell’intero sistema finanziario statunitense.
Per far fronte al rischio che per i mercati azionari degli States si possa aprire una nuova fase profondamente negativa e sfruttare, nel contempo, le opportunità offerte dalla flessibilità dei certificati di investimento, abbiamo selezionato questa settimana tre emissioni legate allo S&P500, differenti tra loro per caratteristiche e potenzialità. Le analizzeremo dettagliatamente, partendo da una mosca bianca nel panorama dei certificati di classe B, un Bonus Cap sprovvisto dell’opzione Quanto.
BONUS CAP S&P500 CON RISCHIO CAMBIO
Tra i certificati “americani” che più hanno attirato la nostra attenzione negli anni scorsi, il Bonus Cap di BNP Paribas con rischio cambio è ancora uno dei più interessanti in ottica di medio termine. Identificato da codice Isin NL0009097864, il certificato permette di investire sulla tenuta dei 567,87 punti di S&P500 ma soprattutto, in virtù dell’assenza dell’opzione Quanto, sull’eventuale recupero del dollaro. Vediamo perché, partendo dalla data del 29 aprile 2009, giorno in cui sulla base del prezzo di chiusura dell’indice S&P500, è stato fissato a 873,64 punti lo strike. Da questo livello è stata poi individuata, ad una distanza del 35% verso il basso e cioè a 567,87 punti, la barriera continua che se mai violata fino alla scadenza del 29 ottobre 2012 consentirà il rimborso bonus pari a 125 dollari. In caso di variazione positiva dell’indice superiore al 25%, lo strumento permetterà inoltre di seguirne le performance eccedenti fino ad un rimborso massimo di 150 dollari. Come si può intuire, trattandosi di rimborsi espressi in dollari, molto dipenderà da dove sarà posizionato il tasso di cambio alla scadenza per stabilire l’entità del reale guadagno per chi avrà investito acquistando il certificato in euro. Prima di analizzarne le prospettive, chiariamo l’inusuale meccanismo di determinazione del prezzo di mercato alla luce degli attuali 1266 punti spot dell’indice S&P500 e del livello attuale del tasso di cambio euro dollaro. Quotato sul Sedex di Borsa Italiana, il Bonus Cap presenta un prezzo lettera di circa 97,40 euro e pertanto offre uno sconto del 4,77% sul teorico rimborso a scadenza di 102,05 euro. Tale importo si ricava convertendo al tasso di cambio di 1,42 i 144,91 dollari derivanti dal 44,91% di rialzo dell’indice a stelle e strisce, dagli 873,64 punti iniziali agli attuali 1266 punti, applicato ai 100 dollari nominali. L’upside “a bocce ferme” è pertanto quantificabile al 4,77% in circa 15 mesi ma è del tutto evidente che tale margine di guadagno rimarrà tale solamente se alla data di valutazione finale l’indice sarà sui valori correnti, avendo staccato però nel frattempo circa 35 punti di dividendi ( pari al 2,76% circa), e il tasso di cambio invariato. Infatti, lasciando per un attimo da parte l’andamento del dollaro, un eventuale allungo dello S&P500 fino ed oltre i 1310,46 punti darà diritto ad un rendimento massimo dell’8,45%, viceversa un ribasso che porti le quotazioni al di sotto dei 1092 punti ma in ogni caso al di sopra dei 567,87 punti produrrà una minusvalenza del 9,62%.
A questo punto però vediamo quali sono le prospettive per questo Bonus Cap in funzione dei differenti scenari assunti a scadenza dall’indice e dal tasso di cambio. Premesso che sarà necessario che l’indice statunitense non vada mai a violare la barriera, pena la perdita dell’opzione Bonus e della protezione condizionata del capitale con conseguente rimborso allineato all’effettiva performance negativa dell’indice dallo strike, il Bonus di 125 dollari può essere visto come un cuscinetto in grado di ridurre al minimo le perdite anche in caso di discesa dell’indice al di sotto dei 1092 punti. Qualora, infatti, lo S&P500 si trovasse alla data di valutazione finale ad un livello compreso tra 1092,05 punti e i 568 punti della barriera, il rimborso di 125 dollari con tasso di cambio 1,42 sarebbe pari a 88,02 euro, per una perdita, come detto, del 9,62% dall’attuale prezzo di possibile acquisto. Qualora, invece, l’indice riuscisse ad attestarsi alla scadenza ad un livello pari o superiore ai 1310,46 punti, il rimborso massimo dato dal cap sarebbe pari a 105,63 euro, sempre con tasso di cambio 1,42, e il guadagno ammonterebbe all’8,45%. Tuttavia, questi scenari sono destinati a mutare in maniera considerevole al variare del tasso di cambio. Una rilevazione dell’indice a scadenza pari agli attuali 1266 punti con il cambio euro dollaro in calo del 10% dai valori correnti, ossia a 1,278, porterebbe il certificato a rimborsare 113,38 euro, per un guadagno del 16,42% sui 97,40 euro di costo attuale. Una rilevazione pari o inferiore ai 1092 punti consentirebbe di guadagnare in ogni caso lo 0,42%, a meno di un improbabile evento barriera. Infine, una rilevazione pari o superiore al cap, permetterebbe di guadagnare il 20,50%. Viceversa, il cross in rialzo del 10%, con valore pari a 1,562, rovescerà le performance facendo perdere al certificato tra il 4,75% dello scenario di stabilità dell’indice al 17,84% di quello con S&P500 tra barriera e 1092 punti.
UN BONUS CAP DA PORTAFOGLIO
Indicato per chi crede che il mercato azionario statunitense possa riprendere quota nel medio periodo, un secondo Bonus Cap di BNP Paribas sull’indice S&P500 è da inserire in watchlist. Emesso il 28 ottobre 2009 con scadenza a quattro anni, il certificato ( identificato da codice Isin NL0009098854) presenta uno strike a 1079,6 punti di indice e propone alla scadenza del 21 ottobre 2013 un Bonus pari al 20% dei 100 euro nominali a patto che non sia mai stata violata la barriera posizionata a 755,72 punti. Per valori superiori ai 1295,52 punti, corrispondenti al 120% dello strike, il certificato consente inoltre di agganciarsi al rialzo dell’indice fino ad un rimborso massimo di 150 euro, ovvero fino ai 1619,4 punti. In virtù dei 114 euro a cui lo strumento è quotato sul Sedex di Borsa Italiana, è possibile identificare tre distinti scenari di payoff a scadenza:
- In assenza di evento barriera, per valori dell’indice compresi tra 755,72 e 1295,52 punti, il rimborso di 120 euro consentirà una plusvalenza del 5,26% sui 114 euro necessari per l’acquisto ad oggi. Ciò implica che perfino in caso di discesa dell’indice statunitense del 40% circa dai 1266 punti correnti, si sarà protetti interamente e in più si otterrà un guadagno.
- In assenza di evento barriera, per valori dell’indice compresi tra 1295,52 e 1619,4 punti, il rimborso a benchmark consentirà di maturare un rendimento proporzionalmente superiore a quello messo a segno investendo direttamente sul sottostante mediante un semplice prodotto a replica lineare. Ipotizzando, ad esempio, un valore di S&P500 di 1500 punti alla scadenza del certificato, in rialzo del 18,48% dai 1266 punti correnti, in virtù del rimborso di 138,94 euro si otterrà un guadagno del 21,87% su 114 euro spesi. Si specifica che per valori dell’indice superiori a 1619,4 punti, a causa del cap sarà preclusa al certificato la possibilità di apprezzarsi oltre i 150 euro.
- In caso di evento barriera, qualsiasi valore dell’indice a scadenza produrrà un rimborso a benchmark del certificato. In termini pratici, per stabilire il prezzo di esercizio si ricorrerà ad una semplice moltiplicazione del valore finale dello S&P500 per il multiplo fisso 0,092626. Ipotizzando una scadenza a 666 punti, il minimo di marzo 2009, il rimborso di 61,68 punti comporterà una perdita del 46% su 114 euro investiti: al 48% ammonterebbe invece il ribasso subito dall’indice nel medesimo scenario.
AC STEP PLUS PER TUTTE LE STAGIONI
Meritevole di considerazione, sia che si ritenga plausibile una ripresa dell’indice S&P500 sia che si abbiano aspettative di breve termine meno rosee, è un Autocallable Step Plus emesso da Banca Aletti il 30 dicembre scorso. Identificato da codice Isin IT0004661069, il certificato è caratterizzato dalla presenza di tre date intermedie di osservazione ai fini del possibile rimborso anticipato e da una barriera, valida solo a scadenza, posizionata in prossimità dei 1000 punti. Tuttavia, ciò che rende operativamente degno di nota il certificato è la vicinanza dei livelli attuali dell’indice statunitense con i 1257,88 punti dello strike a fronte di un prezzo di mercato che, risentendo dell’aumento della volatilità implicita delle ultime settimane, è inferiore al nominale di circa il 4%. Più in dettaglio, il certificato prevede che il prossimo 23 dicembre venga rilevato il prezzo di chiusura dell’indice S&P500: un suo valore superiore ai 1257,88 punti darà modo all’opzione autocallable di esercitare la propria funzione e di permettere il rimborso dei 100 euro nominali maggiorati di un coupon del 5,75%. Ritenendo possibile il verificarsi di tale opzione, tenuto conto che attualmente l’indice quota 1266 punti, in virtù dei 96,30 euro esposti in lettera al Sedex è pertanto alla portata una plusvalenza del 9,81% in poco meno di cinque mesi. E’ tuttavia necessario considerare che sarebbe sufficiente una lieve ulteriore contrazione per impedire al certificato di raggiungere il traguardo del rimborso anticipato alla prima data disponibile: in questo caso, fermo restando il livello trigger posto in corrispondenza dei 1257,88 punti, le successive finestre di uscita potrebbero aprirsi, con un coupon crescente nella misura del 5,75% annuo, il 27 dicembre 2012 ( possibile rimborso di 111,5 euro), 23 dicembre 2013 ( 117,5 euro) o 23 dicembre 2014 ( 123 euro).
Esaurite le opportunità di rimborso prima della data di esercizio finale, arrivati alla scadenza del 23 dicembre 2015 si dovrà guardare necessariamente alla barriera posta a 1006,3 punti per non rischiare di incorrere in una perdita. Infatti, alla scadenza, saranno tre i possibili scenari di rimborso: il primo, come al solito il migliore, prevede la liquidazione del nominale più la somma dei coupon rimasti in memoria, per un totale di 128,75 euro, nel caso in cui lo SP500 sia al di sopra dei 1257,88 punti; il secondo, intermedio e in ogni caso in grado di generare una plusvalenza, prevede il rimborso dei 100 euro maggiorati di una cedola plus di 5,75 euro, per valori dell’indice inferiori allo strike iniziale ma non alla barriera; il terzo, infine, si riferisce all’ipotesi peggiore e contempla la restituzione del nominale diminuito dell’effettiva performance al ribasso dell’indice qualora questo si trovi anche al di sotto dei 1006,3 punti.
CONCLUSIONI
Le aspettative sul futuro dell’indice statunitense sono determinanti per la scelta dello strumento migliore tra quelli caratterizzati da una o più opzioni accessorie alla replica lineare. Con o senza rischio cambio, i certificati proposti sono infatti in grado di performare al meglio anche in condizioni di mercato stabili o moderatamente negative. E’ tuttavia necessario sempre tenere in considerazione il rischio di improvvisi shock che possano portare l’indice a violare determinati livelli corrispondenti al posizionamento delle barriere, per quei certificati che ne prevedono la presenza. Per tale motivo, l’Autocallable Step Plus di Aletti rappresenta una buona opportunità in funzione dell’osservazione solo alla scadenza di fine 2015 del proprio livello barriera posto a 1006,3 punti. Il Bonus Cap con rischio cambio di BNP Paribas, dal canto suo, pur prevedendo una barriera continua, ossia osservabile in qualsiasi giorno dei prossimi 15 mesi, può contare su un ottimo posizionamento in corrispondenza dei 567,87 punti. In termini di rendimento, per chi non volesse scommettere sulla pronta ripresa del mercato statunitense, le emissioni in grado di erogare bonus condizionati alla tenuta di barriere fissate a buona distanza dai livelli correnti, approfittando dell’aumento della volatilità implicita che ha inciso sui prezzi di mercato in maniera negativa, possono essere delle valide soluzioni di investimento. Per chi, invece, volesse puntare sulla ripresa del trend rialzista, il Bonus Cap di BNP Paribas senza rischio cambio, grazie ad un prezzo estremamente interessante, offre buoni margini di crescita con un ampio cuscinetto di protezione dato da una barriera posta a 755,72 punti.