Point Break

Protection Barrier di Banca IMI, quando il rialzo può essere blindato

Tra le novità più interessanti del 2011 nell’ambito delle emissioni appartenenti alla categoria dei certificati a capitale protetto incondizionato, i Protection Barrier firmati Banca IMI sono certamente quelli che hanno apportato il maggior grado di innovazione. Nati con l’obiettivo di far fronte alle problematiche causate dalla presenza del Cap e dal crollo dei mercati azionari a cavallo tra il 2008 e il 2009 sui classici Equity Protection Cap, i Protection Barrier si prefiggono di blindare l’eventuale rialzo messo a segno dal sottostante anche prima della scadenza mediante una struttura a rendimento cedolare condizionato dal raggiungimento di una barriera posta eccezionalmente al rialzo. Detto in altri termini, con i Protection Barrier l’emittente del gruppo Intesa Sanpaolo ha inteso porre rimedio a ciò che è avvenuto in passato a molti certificati a capitale protetto con cap, saliti con scarsa reattività nel momento di massimo rialzo dei sottostanti e tornati al punto di partenza una volta che questi avevano annullato tutti i loro guadagni. Il Punto Tecnico di questa settimana, pertanto, ha scelto di mettere sotto osservazione i 9 certificati attualmente disponibili su Cert-X di EuroTLX, analizzando le proposte, come di consueto, sotto il punto di vista del profilo rischio – rendimento atteso.

IL PAYOFF

I Protection Barrier offrono la possibilità di investire a capitale protetto sui maggiori indici azionari con un orizzonte temporale di medio termine. A differenza di quanto avviene per i certificati che condizionano l’erogazione di un bonus, o la protezione del capitale, alla tenuta di una barriera posta ad una determinata distanza verso il basso dallo strike iniziale, la struttura del Protection Barrier ribalta l’accezione negativa della barriera affidandole la funzione attivante del flusso cedolare per tutto l’arco di vita del prodotto. Ciò significa che qualora il sottostante sia in grado di mettere a segno un consistente rialzo, tale da permettere il raggiungimento del livello barriera, posizionato in media al 135% dello strike iniziale, lo strumento smetterà di replicare il sottostante e sarà in grado di erogare cedole annuali, in media pari al 6,3%, fino alla naturale scadenza. Si comprende pertanto come all’investitore venga data la possibilità di blindare il rialzo del sottostante, anche se questo si registri esclusivamente in una delle diverse date di rilevazione previste. Il meccanismo di memoria delle cedole, pertanto, garantisce all’investitore la possibilità di percepire l’intero ammontare previsto a prescindere da quando l’evento si verifichi.

Più articolato risulta essere il profilo di rimborso alla data di esercizio finale dove, tuttavia, in virtù della protezione totale del nominale, non esiste alcun rischio concreto di perdita.

In linea con la metodologia applicata nelle date intermedie, il primo scenario prevede che se il sottostante avrà realizzato un progresso tale da aver portato i suoi corsi al di sopra del livello barriera, gli investitori incasseranno l’intero nominale maggiorato dell’ammontare complessivo delle cedole previste all’atto di emissione. Se invece l’underlying si troverà a un livello compreso tra lo strike e la barriera, le performance realizzate verranno  riconosciute  linearmente e pertanto a fronte di un rialzo del 10% del sottostante, il certificato riconoscerà il 10% di guadagno.  Nell’ultimo scenario possibile, ossia qualora l’indice registri un saldo negativo rispetto ai valori di emissione, si attiverà la protezione totale del capitale investito.

L’ANGOLO DELLO STRUTTURATORE

Tenendo fede alla natura di questa rubrica, forniamo ora alcuni brevi spunti di natura prettamente tecnica sulla struttura opzionale dei Protection Barrier. Andando per ordine, la protezione dell’intero nominale viene garantita dall’inserimento di una put plain vanilla sul livello iniziale. Le cedole, condizionate dal raggiungimento della barriera up, sono strutturate nel portafoglio opzionale implicito da n call digital con strike pari al livello barriera e payoff pari all’ammontare della cedola prevista, dotate di effetto memoria e con scadenza pari alla naturale scadenza del certificato. Infine, la replica lineare del sottostante fino al livello barriera, è garantita da una opzione esotica call di tipo Up&Out, con strike pari al livello iniziale e con barriera pari al livello invalidante.

LE PROPOSTE

Sono 9 al momento i Protection Barrier messi a disposizione da Banca IMI, di cui 8 con sottostanti indici azionari e uno scritto su un basket ponderato di indici. Tutte le proposte si trovano attualmente al di sotto della pari, garantendo così in ogni scenario un rendimento assoluto a scadenza positivo. Tra le proposte che si contraddistinguono per il minor buffer di distanza tra i corsi attuali e il livello barriera, si segnalano le due emissioni scritte sull’indice italico FTSE Mib. Nello specifico, è il certificato identificabile con Isin XS0563505600 a caratterizzarsi per il minor buffer, pari al 25,37% in base ai 20574 punti dell’indice rilevati nella giornata di martedì 7 giugno. Nel caso in cui il sottostante dovesse raggiungere il livello di 25793,47 punti in una delle date di rilevazione previste, verrà attivato il meccanismo di erogazione delle cedole pari al 5,5%, ovvero 55 euro a certificato, di anno in anno fino alla scadenza del 30 dicembre 2016. Calcolatrice alla mano, in virtù dei correnti 965,23 euro del certificato, il rimborso cumulato a scadenza ammonterebbe a 1330 euro, garantendo così un rendimento complessivo di circa il 38%, ovvero del 6,73% su base annua.

Per ultimo, vale la pena soffermarsi sul Protection Barrier scritto su un basket di indici. Lo strumento, uno dei pochi che si contraddistingue per un sottostante in saldo positivo dall’emissione (+11,505%), è quello che a parità di condizioni, escluso i dividendi distribuiti dal sottostante lungo il periodo considerato, garantisce il miglior rendimento a scadenza, pari nello specifico al 15,55% complessivo.

Sui valori assunti dal CED|Probability, è bene sottolinearlo, gioca un ruolo fondamentale la scadenza di medio termine che, sostanzialmente, lascia aperto un discreto margine di manovra per il sottostante.