Tasso fisso al 6% per tre anni
Nel 2005 Sal. Oppenheim presentava il primo Cash Collect. Nel 2011 Macquarie raccoglie l’eredità e lancia la versione a tasso fisso
E’ oramai assodato che i certificati che riconoscono il rendimento sotto forma di cedola, a braccetto con gli Express, abbiano conquistato il cuore degli investitori italiani che utilizzano anche i certificati per i propri investimenti. Tra le novità degne di nota nel panorama dei prodotti con cedola, si segnala questa settimana un inedito Fix Cash Collect emesso da Macquarie Oppenheim, che ritorna così alle proprie origini rivisitando la struttura che proprio dal team di strutturazione di Sal.Oppenheim era stata introdotta per la prima volta in Italia. Nel lontano dicembre 2005, in un mercato ancora immaturo e poco incline ad apprezzare il ruolo dei certificati di investimento, l’emittente della ex-banca privata tedesca proponeva infatti il Cash Collect, accostando per la prima volta il rendimento cedolare tipico delle obbligazioni all’indicizzazione azionaria tipica dei certificati. Tuttavia, nonostante l’innovativa struttura, questi prodotti così congegnati conservavano le caratteristiche peculiari dei certificati a capitale protetto condizionato che tanto hanno sofferto nel momento in cui sui mercati finanziari si è abbattuta la scure del crack Lehman e della crisi globale.
A rendere il quadro dei Cash Collect uniformemente negativo, già a partire dalla fine del 2008, è stato il ruolo, ma soprattutto il posizionamento, delle barriere alle quali erano legati sia la protezione del nominale a scadenza che il rendimento cedolare periodico. Il risultato ad oggi è che gran parte dei Cash Collect emessi tra il 2006 e il 2008 è riuscita a pagare solo le prime cedole prima di soccombere sotto i colpi del ribasso che ha dimezzato il valore dei listini azionari. Cercando di far tesoro delle esperienze passate e con l’obiettivo di rispondere alle esigenze degli investitori alla ricerca di rendimenti superiori a quelli offerti dall’obbligazionario a fronte di rischi non troppo elevati, Macquarie Oppenheim, nata proprio dalle ceneri di Sal. Oppenheim, ha raccolto l’eredità dei Cash Collect e ha portato in negoziazione sul Cert-X di EuroTLX, a partire dal 7 marzo, un inedito Fix Cash Collect legato all’indice FTSE Mib (Isin DE000MQ17KR3). Il prodotto, della durata di tre anni, presenta due caratteristiche distintive: la prima è relativa al rendimento, riconosciuto non più sotto forma di cedola condizionata alla tenuta di un predeterminato livello alle varie date di osservazione, bensì incondizionata e quindi certa alla stregua di una vera e propria obbligazione a tasso fisso. La seconda è invece legata alla barriera, sempre osservata in continua ma posizionata a ridosso dei minimi di marzo 2009. In particolare, fissata ad un livello di 11823,08 punti, la barriera determinerà alla scadenza il rimborso del nominale senza intaccare in alcun modo il rendimento cedolare previsto. In dettaglio, a partire dal prossimo 1 marzo 2012, con ricorrenza annuale il prodotto erogherà una cedola lorda del 6%, dando così modo ai suoi possessori di puntare ad un rendimento complessivo del 18% per i tre anni di investimento. Pertanto, fino al 28 febbraio 2014 l’investitore che deciderà di inserire nel suo portafoglio questo strumento, sarà soggetto ad un’unica incognita rappresentata dalla tenuta della barriera. La violazione di questa, legherà il rimborso del certificato all’effettiva performance dell’indice italiano calcolata dai 22307,7 punti dello strike, fermo restando che, anche un ritorno al di sopra di tale soglia dopo l’eventuale Knock Out, consentirà di incassare al massimo 100 euro.
Passando all’analisi del pricing a 15 giorni dall’avvio delle negoziazioni sul Cert-X, con il FTSE Mib a 21478 punti, il certificato è quotato con un prezzo in lettera di 98,99 euro, che consente quindi di beneficiare ancora appieno del massimo rendimento prospettato. Sotto il profilo del rischio rendimento quindi, il certificato è indicato per quanti pensano che i mercati azionari possano entrare in una fase negativa, ma non al punto da rivedere i minimi di marzo 2009. La distanza dal livello barriera è attualmente del 44,96% e anche considerando i dividendi che l’indice italiano distribuirà nel periodo, circa il 12%, non si va sotto la soglia del 30%. Passato tale ostacolo, unico a pregiudicare la buona riuscita dell’investimento, ci si potrà godere tranquillamente il rendimento del 6% annuo.