Jet Cap per salire in leva
Al via 11 nuovi Outperformance con Cap targati BNP Paribas
Nonostante l’ottimo rialzo messo a segno dai mercati azionari dai minimi di due anni fa, che avrebbe potuto spingere gli investitori verso prodotti in grado di amplificare, grazie ad una leva, il buon andamento dei listini, sul segmento di mercato dei certificati hanno goduto finora di scarso appeal i cosiddetti “acceleratori di performance”, ossia gli Outperformance puri. Rispetto a quanto avvenuto fino al 2008, infatti, i vari Double Up, Double Chance o Super Stock ( nomi commerciali che indicavano la medesima struttura ) sono scomparsi dalla scena per lasciare il posto ai tanti strumenti a capitale protetto condizionato che, tuttavia, non hanno tra le loro caratteristiche l’opzione di replicare in leva l’andamento del sottostante. Da qualche giorno, però, sul mercato di Borsa Italiana sono stati autorizzati alla quotazione 11 Jet Cap firmati BNP Paribas, che seguono così ad un anno di distanza, l’ultima ricca emissione di strumenti investment a leva, gli Outperformance Cap quotati dall’emittente tedesca Sal. Oppenheim ad aprile 2010. Oltre a questi, fino ad oggi, erano arrivati al Sedex solo due Per Due Certificate di Banca Aletti (luglio 2010) e un Outperformance Cap di Deutsche Bank (marzo 2011).
Nati con l’obiettivo dichiarato di puntare sul recupero di breve periodo, data la scadenza prevista per il 21 dicembre 2011, i Jet Cap risultano particolarmente adatti per chi crede nel prosieguo dell’intonazione positiva dei mercati. Tali prodotti rappresentano inoltre un valido strumento per accelerare il recupero di eventuali perdite su posizioni a benchmark sui medesimi sottostanti, con l’emissione che copre le maggiori blue chip del panorama italiano.
L’OFFERTA: LE CARATTERISTICHE
Con i Jet Cap, BNP Paribas offre la possibilità di partecipare in maniera più che proporzionale ai rialzi dei sottostanti, raddoppiando le performance a scadenza, fino al conseguimento del rimborso massimo prefissato.
Prima di scendere nel dettaglio delle proposte, salta immediatamente all’occhio il differenziale tra il massimo rendimento conseguibile che intercorre tra i vari sottostanti. Le ragioni alla base di tali discrepanze sono da ricercare nelle variabili di mercato che contraddistinguono ogni singolo underlying. In modo particolare, si ricorda la correlazione inversa che lega il livello della volatilità implicita rispetto al prezzo di opzioni plain vanilla.
Ecco spiegato, brevemente, l’elevato livello del cap ai rendimenti su sottostanti storicamente poco volatili come Terna e Snam Rete Gas, i quali si contraddistinguono, è bene ricordarlo, anche per un dividend yield più elevato della media dei sottostanti selezionati.
L’ANGOLO DELLO STRUTTURATORE
L’acquisto di un Jet Cap è finanziariamente equivalente alla seguente strategia in opzioni:
– Acquisto di una call con strike pari a zero, per la replica lineare del sottostante
– Acquisto di una call con strike pari allo strike del certificato, idonea a raddoppiare le performance solo se positive, a partire dal livello iniziale del certificato
– Vendita di due call con strike pari al livello cap, idonee a bloccare il rimborso massimo pari a due volte il cap stesso.
Per fini di maggior chiarezza, è doveroso soffermarsi proprio sul posizionamento del livello cap. Infatti, trattandosi di prodotti con partecipazione up pari al 200%, se il rimborso massimo, ad esempio, è pari a 120 euro a certificato, il cap implicito, ovvero lo strike di vendita delle due call, deve essere posizionato al 110% dello strike iniziale. Si comprende infatti come il rimborso massimo sia di fatto pari al doppio del cap ai rendimenti che, nel caso specifico, indica il livello del sottostante oltre il quale non è più possibile seguire le ulteriori performance positive.
Effettuando ora un’analisi in termini di sensibilità, la presenza di ben due short call produce effetti avversi sulla reattività del certificato a movimenti di breve periodo del sottostante. Dando uno sguardo al grafico del profilo di payoff presente in pagina, effettuato prendendo come riferimento il Jet Cap sul titolo UniCredit (Isin NL0009524925), si nota chiaramente, come avviene di consueto sulle strutture dotate di cap ai rendimenti, che il classico profilo di rimborso (linea verde) viene assicurato esclusivamente alla naturale scadenza, con i prezzi nel durante che tenderanno a muoversi, in media, senza considerare alcun effetto leva (linea rossa e linea gialla).
PRICING
Dal momento che si è parlato di struttura opzionale, cerchiamo ora di fornire una breve dimostrazione di quanto affermato in precedenza circa le disparità tra i vari sottostanti in termini di posizionamento del cap.
Per fare ciò, si è scelto sempre il Jet Cap sul titolo UniCredit, uno dei più volatili tra i sottostanti scelti da BNP Paribas. Prezzando la struttura in base agli attuali livelli di volatilità, 28% per le due short call e 37% per la call aggiuntiva sul livello strike, tenuto conto degli attuali 1,8025 euro del sottostante, ne deriva un fair value di poco distante dai correnti 98,35 euro esposti in lettera al Sedex. Tuttavia ora proveremo ad applicare a tale underlying le medesime caratteristiche e potenzialità del Jet Cap scritto sul titolo Terna.
A fronte di un rimborso massimo del Jet su UniCredit pari a 124 euro, si ipotizzi di spostare in avanti il rendimento massimo potenziale a 160 euro. Vendendo le due opzioni call ad un livello pari al 130% OTM rispetto agli iniziali 1,869 euro, ne deriverebbe un fair value all’emissione pari a circa 111,82 euro, ossia oltre il 10% al di sopra dei canonici 100 euro entro i quali si deve attestare il fair value dei prodotti di nuova emissione.
Ecco così spiegata la relazione inversa che lega i prezzi delle opzioni lineari con il livello di volatilità, tenuto conto, si ricorda, che la volatilità implicita di Terna è stimabile al 14%, uno dei livelli più bassi all’interno del paniere del FTSE Mib.