Europa di nuovo sotto stress
In questi giorni gli investitori hanno incominciato a domandarsi quali potrebbero essere gli effetti sui Paesi periferici dei prossimi rialzi del costo del denaro in Eurolandia. Il timore diffuso è che le strette monetarie in arrivo da aprile in avanti mettano in ginocchio i Paesi più deboli dell’eurozona. Così i rendimenti dei bond dei Paesi periferici hanno ripreso a salire con decisione: il rendimento del bond decennale greco ha toccato il nuovo massimo storico, l’analogo portoghese ha toccato i massimi dall’introduzione dell’euro e quello italiano, sempre a 10 anni, è andato oltre la soglia del 5% per la prima volta dal novembre 2008.
In attesa di vedere se effettivamente la Bce alzerà subito i tassi non curandosi di questi possibili effetti collaterali, in Europa si incomincia a guardare con attenzione anche alla nuova ondata di stress test che tasteranno nuovamente il polso della tenuta patrimoniale del sistema bancario europeo. L’European Banking Authority (Eba) guidata dall’italiano Andrea Enria metterà sotto esame 88 gruppi di 20 diversi Paesi del Vecchio Continente. Per l’Italia la lente d’ingrandimento riguarderà le top five del nostro comparto: Unicredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Banco Popolare e Ubi Banca. Il vero punto focale di questi stress test sarà la reale portata della pressione applicata ai bilanci degli istituti di credito per saggiarne la loro stabilità. L’esame 2010 era infatti stato duramente criticato perché troppo “soft” anche se alla fine aveva contribuito a un generalizzato recupero dei mercati azionari grazie alla maggiore fiducia stimolata negli investitori. Salvo poi constatare che le banche irlandesi, promosse sulla carta, sono capitolate al primo irrigidimento del clima economico.
Ma gli stress test 2011 saranno realmente più ardui da superare? Secondo quanto si è appreso finora, la prova di valutazione ha tagliato di 5 punti percentuali il calo potenziale del mercato azionario applicato negli stress test. Nel 2010 fu del 20%, ora del 15%. Certamente ad oggi gli indici azionari appaiono meno volatili rispetto al clima di incertezza che caratterizzava la metà del 2010, fa però specie che l’Autorità europea ignori nei propri test un eventuale shock dei prezzi delle commodity. Senza dimenticare che nemmeno le valutazioni degli immobili commerciali saranno analizzate. Da monitorare con particolare cura saranno gli istituti di credito maggiormente legati all’economia spagnola e portoghese: l’Eba ha infatti elevato rispettivamente al 14,6% e al 19,8% il livello di svalutazione da applicare, in rialzo dal 12% e 14,1% applicato pochi mesi fa.