Report 2011 Certificati
Raccolta record per il primario degli associati Acepi . Ma il 2010 è stato anche l’anno d’oro delle barriere.
L’anno della maturità, raggiunta a suon di milioni raccolti sul mercato. L’anno della rivincita dei certificati con barriera, finiti sotto accusa nel periodo più buio vissuto dai mercati finanziari nel biennio 2008- 2009. Ma anche l’anno dell’affermazione dei prodotti con rendimento cedolare e rimborso anticipato. Così si può riassumere il bilancio di un anno di certificati, vissuto sull’onda della ripresa partita già nel 2009 e conclusosi brillantemente grazie alla consapevolezza che quel mercato definito di nicchia sta trovando sempre più estimatori tra gli investitori e i professionisti del settore. Secondo i dati raccolti ed elaborati dall’ufficio studi di Certificati e Derivati, il 2010 ha visto il riaffermarsi dei certificati a capitale protetto condizionato, così come sono definiti dalla classificazione Acepi (l’associazione degli emittenti di certificati e prodotti di investimento) quei certificati che prevedono una forma di protezione subordinata al rispetto di una condizione di prezzo, solitamente individuabile in una barriera. Su un totale di 577 emissioni di tipo investment, infatti, ben 348 sono state caratterizzate dalla presenza di almeno una barriera; la restante parte è invece rappresentata prevalentemente da certificati dotati della protezione incondizionata del capitale, ossia i classici Equity Protection, e in misura inferiore dai prodotti privi di qualsiasi forma di protezione, quali sono i Benchmark o gli Outperformance. Relativamente all’ammontare complessivo di emissioni investment, il dato di 577 unità ha riportato indietro il calendario di due anni, cancellando la parentesi nera del 2009. Secondo quanto indicato dalle statistiche annuali, infatti, il dato del 2010 è molto vicino ai 587 certificati emessi nel 2008 e di gran lunga superiore ai 390 emessi nel 2009. Il record, in tal senso, risale al 2007 allorché furono emessi 755 certificati di investimento. Tornando al 2010, chi ha emesso di più è stata BNP Paribas, con 126 nuovi certificati investment, seguita a non molta distanza da Sal.Oppenheim/Macquarie Oppenheim con 111 nuove proposte. Spicca al terzo posto della graduatoria The Royal Bank of Scotland, che pur avendo abbandonato parzialmente il segmento dei certificati per dedicarsi maggiormente a quello dei bond, ha trovato il modo e il tempo di emettere 80 certificati, prevalentemente di tipo Benchmark e Valuta Plus. Segue con 68 emissioni Banca IMI, vincitrice degli Italian Certificate Awards 2010 come migliore emittente del periodo di valutazione compreso tra il 1 maggio 2009 e il 31 luglio 2010, che ha preceduto, in termini quantitativi di nuove proposte, Unicredit e Banca Aletti rispettivamente autrici di 46 e 40 emissioni.
Le Tendenze
Un’utile indicazione proviene dall’analisi delle tendenze che hanno dettato i temi di emissione degli ultimi tre anni. Osservando la tabella delle tipologie di prodotto emesse nel triennio si possono operare diverse considerazioni. I certificati Bonus hanno ormai conquistato una posizione di rilievo e il loro numero in termini relativi è sostanzialmente stabile tra il 16 e il 18% del totale. I certificati a capitale protetto, che rappresentavano il 19% del totale nel 2008, hanno subito una contrazione significativa negli ultimi due anni e questo è dovuto ad una minore esigenza, da parte degli investitori, di poter disporre di prodotti in grado di proteggere il capitale senza alcuna condizione a vantaggio di strumenti capaci di accelerare il recupero grazie ad un’opzione bonus o ad una leva. Il deflusso dai prodotti a capitale protetto ha alimentato l’emissione di certificati con cedola, cresciuti di oltre il 10% dal 2008, e con opzione di rimborso anticipato, in progresso anch’essi di quasi 10 punti percentuali. Per ciò che concerne questi ultimi, va evidenziato come l’opportunità di poter rimanere sul mercato per un tempo breve sia stata apprezzata dagli investitori, ancora poco propensi a considerare un investimento azionario per periodi lunghi, se non con protezione garantita del capitale. Anche nel 2010, come negli anni precedenti, l’emissione di prodotti a facoltà short si è rivelata tendenzialmente ridotta.
La Rivincita Delle Barriere
Accusate, giustamente, di essere state la causa delle ingenti perdite subite dai tanti investitori che nel corso del 2007 e 2008 si erano avvicinati ai certificati per i propri investimenti azionari, le barriere dei certificati di tipo Bonus o Twin Win hanno ottenuto la propria rivincita nel 2010, consentendo alle tante emissioni su cui erano presenti di tagliare il traguardo riconoscendo ai propri possessori i premi previsti. Il dato relativo alle barriere mostra come nel 2010 solamente 11 siano stati i certificati costretti a subire un evento knock out, dove per evento barriera si intende anche quello relativo ai certificati che prevedono la presenza di una barriera posta al rialzo (per i certificati reverse). Il dato si è confermato in netta contrazione rispetto ai 57 del 2009 ma soprattutto rispetto al numero a tre cifre che aveva contraddistinto il 2008. Oltre al buon andamento dei mercati azionari, il merito di una tenuta simile va attribuito anche alla scelta delle emittenti di proporre con maggiore frequenza una barriera di tipo discreto a scadenza. Infatti, se nel 2009 le emissioni con barriera continua (ossia valida in qualsiasi momento della vita del certificato) e quelle con barriera valida solo a scadenza si erano equivalse, con 119 emissioni a barriera discreta e 118 a barriera continua, nel 2010 il dato ha mostrato una netta prevalenza di barriere osservabili solo alla data di valutazione finale. In particolare, a fronte di 113 certificati con barriera continua, il numero di quelle discrete è cresciuto fino a 235 unità. Una tendenza simile trova ampie giustificazioni nella richiesta da parte del mercato di poter fare affidamento su strumenti in grado di sopportare anche eventuali fasi temporanee di alta volatilità senza correre il rischio di vedersi estinguere anzitempo le opzioni accessorie.
Anno Recoer Per La Raccolta
Tra i segnali più incoraggianti forniti dal mercato nel corso del 2010, quello proveniente dall’associazione degli emittenti, Acepi, è particolarmente significativo. A partire dal 2006, l’associazione si occupa anche di diffondere i dati aggregati relativi alla raccolta sul mercato primario dei certificati di investimento. Tali dati vengono resi noti con cadenza trimestrale e con un consuntivo di fine anno è possibile misurare l’andamento annuale dell’operatività svolta dalle emittenti associate. Nel corso del 2010, le banche che hanno contribuito alla stesura dei dati sono state otto, e più precisamente Banca IMI, BNP Paribas, Banca Aletti (poi uscita dall’associazione sul finire dell’anno), RBS, Deutsche Bank, Macquarie Oppenheim (già Sal. Oppenheim), Société Générale e Unicredit. I numeri aggregati parlano di un anno record per il mercato italiano, grazie ad oltre 4 miliardi di euro di raccolta, un controvalore che segna un progresso di quasi il 50% rispetto ai 2716 milioni dell’anno precedente. L’aver tagliato per la prima volta il traguardo dei 3 miliardi e di aver saltato in un solo colpo anche quello dei 4 miliardi di euro, denota un’inequivocabile tendenza rialzista per il segmento, cresciuto in termini qualitativi e di diffusione. Buona parte del merito di questa crescita va attribuita ad una maggiore apertura di alcune reti di distribuzione verso il segmento dei certificati, visto fino a qualche tempo prima come un mercato prevalentemente di nicchia e poco idoneo ad essere proposto agli investitori meno avversi al rischio. L’erronea convinzione che i certificati dovessero essere maneggiati con estrema cura data la loro natura di strumenti derivati ha fatto si che per troppo tempo anche i più difensivi e tranquilli Equity Protection venissero equiparati, anche nel contesto Mifid, a prodotti altamente speculativi come i covered warrant. L’opera di alfabetizzazione finanziaria condotta negli ultimi anni anche dall’associazione ha però consentito di oltrepassare questo ostacolo e di far riconoscere ai certificati di investimento il loro giusto valore in un’ottica di costituzione di un portafoglio, ovvero quello di essere strumenti idonei a rappresentare egregiamente un’alternativa ad altri prodotti di investimento quali obbligazioni o azioni. Tornando alla lettura dei dati, il 2010 come detto, è stato caratterizzato da un’esplosione dei volumi di raccolta e questo nonostante il numero di strumenti emessi sia calato rispetto all’anno precedente. Nel dettaglio, negli ultimi quattro trimestri le emittenti associate hanno disposto per il collocamento 241 certificati, un ammontare inferiore ai 272 certificati emessi nel 2009, allorché la raccolta si fermò di poco al di sopra dei 2 miliardi e 700 milioni. Il dato significativo riguarda pertanto la raccolta media per emissione, passata da circa 10 milioni di euro del 2009 a oltre 16,7 milioni del 2010. Un’ulteriore lettura dei dati è relativa ai parziali trimestrali degli ultimi tre anni. Osservando la raccolta a partire dal terzo trimestre 2008 fino al primo 2009 si nota come la crisi finanziaria abbia influito in maniera determinante sulla scelta degli investitori di rimanere alla finestra, evitando tutto ciò che aveva in qualche modo a che fare con i prodotti di investimento azionario. Successivamente, in concomitanza con la ripresa partita da marzo 2009, si è registrato un risveglio anche sul fronte della raccolta, con un parziale nel secondo trimestre 2009 superiore alla somma dei tre trimestri precedenti. Ma è stato solamente sul finire del 2009 che il mercato ha fornito chiari segnali di ripresa, con un parziale nel quarto trimestre di 944 milioni raccolti con 70 certificati. Relativamente al 2010, è curioso osservare come il numero di Isin emessi si sia stabilizzato nel corso dei quattro trimestri su un totale di 60 certificati per periodo. Infine, uno sguardo alla suddivisione per categoria di prodotto evidenzia come la raccolta si sia concentrata nell’ultimo trimestre 2010, e più in generale nel corso dell’intero anno, sui certificati a capitale condizionatamente protetto (Express, Bonus, Twin Win) e solo in misura minore su quelli con protezione incondizionata del capitale (Equity Protection).